In Italia c’è un’aspettativa di vita di primissimo livello rispetto al resto del mondo e ad avvantaggiarsi sono soprattutto le donne: secondo le ultime statistiche l’anzianità declinata al femminile si spinge sino alla soglia media degli 85,6 anni, mentre la vita degli uomini è a 81,7. E l’equilibrio bilanciato propone una quota generale di 83,8 anni. Soltanto a Hong Kong (dove la vita media delle donne supera gli 88 anni), in Giappone, in Svizzera, in Lichtenstein e a Singapore si hanno dati superiori a quelli italiani. L’aspettativa di vita media nel mondo è assai più giù, con 73,3 anni, trascinata verso il basso soprattutto dai paesi africani in via di sviluppo, dove si superano a malapena i quarant’anni, come in Mozambico (42,1 anni), Zambia (42,4), Sierra Leone (42,6).

Donne più longeve

La migliore aspettativa di vita a cui possono aspirare le donne è da decenni al centro di ricerche scientifiche che non hanno mai prodotto risultati univoci. Secondo un gruppo di scienziati dell’Università di Osaka i segreti sulla longevità dipenderebbero dalle cellule germinali collegate ai gameti, le cellule sessuali, gli ovuli nelle donne e gli spermatozoi negli uomini. Lo studio giapponese si è soffermato sui processi di invecchiamento e dimostrerebbe che le potenzialità di una vita più lunga al femminile riguarderebbe tutte le specie di vertebrati. Dalla California arriva invece un’altra spiegazione: gli studiosi dell’Università di San Francisco ritengono che il segreto della longevità delle donne risiederebbe nel secondo cromosoma X, tradizionalmente considerato “dormiente” rispetto a quello principale. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science Advances: il cromosoma X secondario determinerebbe sia la maggior durata della vita che il minor declino cognitivo.

Gli uomini tra incidenti e violenza

Nel ragionamento legato ai grandi numeri della longevità c’è anche chi tira in ballo (la rivista Scientific American, l’University of Braford e tanti altri studi) il testosterone, che avrebbe un ruolo sugli effetti sfavorevoli per il genere maschile. L’ormone tipicamente androgeno favorirebbe gli atteggiamenti più aggressivi, rischiosi, spericolati. Gli uomini incontrano una maggiore mortalità per incidenti o violenza. Esempi pratici, relativi ma che danno il senso delle proporzioni: nel 2024 in Italia ci sono stati 319 morti per omicidio: 206 gli uomini (il 64 per cento), 113 le donne, peraltro quasi sempre per mano di un uomo. Nel 2023 le vittime per incidenti stradali sono state 3039: 2416 uomini (il 79,5 per cento), 623 donne (il 20,5 per cento). Ci sono poi i fattori sociali e psicologici a penalizzare il sesso maschile, con una vita che si può accorciare – ovviamente sempre nel quadro di una statistica sui grandi numeri - per la maggiore propensione al fumo, all’abuso di alcol, all’alimentazione non controllata.

Qualità della vita

C’è però l’altra faccia della medaglia: gli uomini vivono meno ma hanno mediamente una qualità superiore della propria esistenza. Secondo il rapporto Bes (sul benessere) Istat, nel 2023 la speranza di vita in buona salute alla nascita era pari a 60,5 anni per gli uomini e 57,9 per le donne, più soggette a malattie e soprattutto abituate a conviverci con molta più disinvoltura di quanto faccia il sesso maschile. Le donne tendono a trascurarsi di più perché penalizzate da una società che impone ancora modelli diseguali: l’esistenza al femminile è appesantita da una multiprogrammazione che mette insieme lavoro, casa, famiglia, figli. 

Le supercentenarie

Il gap sull’aspettativa di vita tra donne e uomini aumenta man mano che ci si avvicina alle soglie più alte della vecchiaia. Secondo gli aggiornatissimi dati del sito Supercentenari d’Italia, ai primi posti della classifica della longevità (guidata dalla campana Lucia Laura Sangenito, con i suoi 114 anni e quattro mesi) ci sono quasi esclusivamente donne: tra le oltre cento persone che si trovano attualmente sopra i 108 anni di vita sono soltanto 4 gli uomini presenti (il più anziano è il torinese Michele Gai con 111 anni). Senza arrivare alle quote record, tra i novantenni ci sono non più di quattro uomini ogni dieci donne. Una differenza notevole che dimostra quanto il mondo femminile sia più attrezzato per affrontare l’ultima stagione della vita: potere dei cromosomi ma anche di un ruolo sociale attivo all’interno della famiglia persino in età avanzata. La conferma arriva dai dati italiani sui “care givers”, cioè chi si prende cura degli altri: è uno strapotere femminile, gli uomini non arrivano al venti per cento.

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