Ci sono donne che hanno lasciato il segno nella cultura, nell'arte, nelle scienze, nel sociale. E c'è anche una cagliaritana che è stata una diva di Hollywood. Ovviamente, anche Anna Maria Pierangeli (nota, nei paesi anglofoni, con lo pseudonimo di Pier Angeli) è stata dimenticata dalla toponomastica cittadina. Eppure, anche lei meriterebbe un riconoscimento: nel 1950 vinse il Nastro d'argento come miglior attrice protagonista; due anni dopo, negli Stati Uniti fu premiata con il Golden Globe. Indimenticabili anche le sue love story. Quella con Kirk Douglas e, soprattutto, quella con l'astro nascente James Dean (che lei ha sempre definito "il mio solo e unico amore"). Una relazione che non ha portato al matrimonio soltanto perché i genitori dell'attrice, rigorosamente cattolici, le impedirono di sposare un protestante.

Ma Pierangeli può, in qualche modo, consolarsi: è soltanto una delle tante dimenticate dalla toponomastica cittadina. Altri esempi?

EVA MAMELI CALVINO: a lei è intitolata l'aula magna dell'Orto botanico che diresse dal 1926. Nata a Sassari nel 1886, si laurea a Cagliari in Matematica e, qualche anno più tardi, in Scienze naturali a Pisa. Nel dopoguerra, conosce e sposa Mario Calvino da cui ha due figli: il maggiore, Italo, diventerà uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento. Dopo essere stata a Cuba, prima donna in Italia, vince, nel 1925, la cattedra di Botanica dell'Università di Catania. E, l'anno dopo, diventa docente della stessa materia a Cagliari e viene nominata direttrice dell'Orto botanico. E, se quel luogo è uno tra i più belli della città, il merito è soprattutto suo: fu lei a riportarlo all'antico splendore, rimediando alla distruzione di molte piante rare provocate dai disagi della Grande guerra.

PAOLA MARIA ARCARI: a proposito di studiose e di aule magne (quella della facoltà di Giurisprudenza è intitolata proprio a lei), impossibile non citare la storica delle dottrine politiche nata a Friburgo nel 1907. Dopo la laurea in Scienze politiche nel 1930, inizialmente, inizia a insegnare a Torino ma, nel 1939, ottiene la cattedra di Storia delle dottrine politiche nell'Università di Cagliari, in facoltà di Giurisprudenza. Sembra una tappa di passaggio. Invece, arriva a diventare preside della stessa facoltà dal 1947 al 1967, anno in cui scompare prematuramente. Oltre che al suo ruolo nell'ateneo, Arcari dedica molte energie anche allo studio della condizione femminile in Italia e, nel 1960, diventa presidente della sezione di Cagliari dell'Udi (Unione donne italiane).

CLAUDIA CORONA LODDO: parlando di Udi, diventa obbligatorio citare Claudia Corona Loddo, nata a Villaputzu nel 1913: nel 1944 aderisce al Partito comunista italiano ed è tra le fondatrici della sezione cagliaritana dell'Udi. Caduto il fascismo è tra le prime donne a parlare nei comizi e nelle assemblee pubbliche. E lancia messaggi che ancora oggi devono trovare completa applicazione. "Se vogliamo", scrive sul periodico Il lavoratore, "veramente affermare la democrazia in Sardegna, non trascuriamo le donne in quanto esse rappresentano il 50% degli abitanti della nostra terra e non si può creare una democrazia duratura se si terrà lontano dalla vita pubblica la metà del popolo". MARIA COCCO: sull'altro fronte rispetto a Corona Loddo ma molto attenta al ruolo delle donne anche Maria Cocco che a Cagliari ha fondato la prima sezione del Cif (Centro italiano femminile), nato per contribuire alla formazione politica e culturale delle donne. Ha anche partecipato alla fondazione della Democrazia cristiana in Sardegna, partito che ha rappresentato in Parlamento per quattro legislature: è stata anche sottosegretaria alla Sanità nel governo Leone e alla Pubblica istruzione nel governo Andreotti.

MARIA TERESA ATZORI: in certi casi, un riconoscimento toponomastico rappresenterebbe anche un ringraziamento della città a personaggi che hanno dato tanto. Come la studiosa di linguistica che, nel corso degli anni, ha prodotto un'imponente quantità di lavori scientifici. Cattolica impegnata, anche lei, come Maria Cocco, partecipò alla creazione della Democrazia cristiana in Sardegna. Per cinque consiliature fu anche assessore comunale alla Cultura. Nel 1995 donò la sua biblioteca alla Biblioteca Universitaria di Cagliari.

JENNY E AMINA NURCHIS: la lotta per i diritti delle donne ha avuto anche le sue martiri. Le due sorelle, figlie dell'avvocato Antonio Nurchis e di Giuseppina Nonnis, nate nel 1865 e nel 1867, furono le prime donne a iscriversi in un istituto superiore e a ottenere la licenza ginnasiale. Un traguardo che finì con l'aprire a tutte le donne sarde la strada dell'istruzione pubblica. Ma che fu pagato a caro prezzo dalle due sorelle. La loro reputazione fu irrimediabilmente danneggiata dal fatto di aver frequentato una scuola di soli maschi. Amina morì a 17 anni e Jenny, svuotata e rimasta sola, due anni dopo, abbandonata anche dal ragazzo, si suicidò.
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