L’anticiclone di origine africana che ormai si propone con sempre maggiore continuità alle nostre latitudini porta con sé caldo e umido ma può aprire anche la strada alle polveri sottili di origini sahariana. Nell’ultimo scorcio di primavera è già capitato un paio di volte, succederà anche nell’arco dell’estate, con una presenza massiccia nell’aria di microframmenti di origine desertica che si presentano sull’area mediterranea. Un fenomeno che appare più evidente in caso di piogge o precipitazioni in genere (l’inverno scorso c’è stato anche il fenomeno della neve rossa sulle Alpi) ma che può manifestarsi anche nelle giornate estive caratterizzate da venti meridionali insistenti, nubi stratificate, sole offuscato e aria opprimente.

Le correnti del Sahara

Le correnti molto calde di origini africana raggiungono facilmente la Sardegna e tutta Italia: questi flussi d’aria, spesso favoriti dalla presenza di vortici depressionari sulle coste atlantiche, possono trasportare ingenti quantitativi di polveri sahariane. La Sima, Società di medicina ambientale, si sofferma sul «rischio che le polveri sottili possano avere effetti negativi sulla salute di milioni di cittadini». Non è una situazione paragonabile a quella legata allo smog di derivazione industriale o all’alta concentrazione di scarichi dei motori termici, ma il fenomeno delle polveri sottili legato agli agenti atmosferici ormai è tenuto in osservazione costante. 

Fenomeno sotto osservazione

Il Consiglio nazionale delle ricerche chiarisce innanzitutto che si parla proprio di circolazione di polveri e non dell’assai meno pericolosa sabbia, «troppo pesante per potersi spingere sino ai cinquemila metri d’altezza» e viaggiare anche a grandi distanze. Le particelle più minute, se inserite in un flusso abbastanza intenso, «riescono a vincere la forza di gravità e possono percorrere migliaia di chilometri prima di depositarsi» sul terreno. Il Lamma, laboratorio di meteorologia modellistica ambientale, spiega che le polveri «sono ricche di micronutrienti per la vegetazione come il fosforo ma possono contenere anche metalli pesanti come piombo, nichel, cadmio e unirsi alle sostanze inquinanti già presenti nell'aria per essere inalate dall'uomo». Grande attenzione si rivolge in particolare alle polveri Pm10 (definite così per le dimensioni), considerate uno dei principali indicatori della qualità dell’aria. Le correnti di origine sahariana fanno puntualmente alzare i livelli delle particelle microscopiche presenti nell’atmosfera.

Rischi per la salute

La rivista scientifica internazionale Occupational and Environmental medicine si è più volte soffermata sull’aumento «dei ricoveri ospedalieri per cause respiratorie in presenza di polveri sahariane nell'aria». E la Società di medicina ambientale è sulla stessa linea: «Le polveri di origine desertica rischiano di avere effetti negativi sulla qualità dell'aria e sulla salute di milioni di cittadini». Si temono effetti importanti: «Dal Sahara si sollevano in media ogni anno circa 180 milioni di tonnellate di polveri. Vanno a sovrapporsi alle Pm2.5 e alla Pm10 già presenti nell’aria, con conseguenze dirette sulla salute pubblica. Effetti nocivi che possono essere più evidenti tra i bambini, gli anziani e chi ha malattie respiratorie». 

© Riproduzione riservata