L’arancio amaro della Sicilia, un viaggio nell’animo femminile
Il libro di Milena Palminteri ha vinto il premio Bancarella 2025Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Storie di vita. Speranze, delusioni, sogni di tre donne che si intrecciano e si sovrappongono in un gioco di riflessi capace di dare voce all’interiorità tutta femminile. “Come l’arancio amaro”, libro d’esordio di Milena Palminteri, edito da Bompiani, vincitore del Premio Bancarella 2025, non è solo il racconto delle vicissitudini di Carlotta, Nardina e Sabedda. È molto di più. È un’opera che in circa 400 pagine riesce a cogliere le fragilità, la forza, la voglia di riscatto delle donne. Quel forte desiderio di emancipazione che, nella Sicilia del primo Dopo Guerra e in quella degli anni Sessanta, non sempre deve essere stato facile riuscire ad affermare. E la vita delle protagoniste fa assaporare l’arancio amaro, dal profumo inebriante e spine insidiose, fra promesse seducenti e una realtà talvolta dal gusto molto aspro. Loro però in qualche modo riescono ad andare avanti, nonostante la vita non abbia mai fatto sconti.
Il libro si apre con Carlotta, 36 anni una laurea in giurisprudenza nel cassetto e un lavoro nell’archivio notarile di Agrigento. Cresciuta durante il Ventennio, la giovane ha perso sia la madre che il padre (scomparso proprio la notte in cui lei è nata) ed è stata abbandonata persino dalla sua bambinaia sparita misteriosamente. L’unica famiglia per lei è rappresentata dallo zio Peppino, l’avvocato Calascibetta, che da sempre custodisce i segreti di Sarraca, il paese d’origine di Carlotta. Ed è in quest’angolo di Sicilia che il libro ci riporta quando casualmente, fra le mille scartoffie dell’archivio, Carlotta trova un documento che apre scenari sconvolgenti e insinua terribili dubbi sulla sua vita. Nell’atto si parla delle accuse rivolte dalla nonna paterna a sua madre Nardina e alla nonna materna Bastiana che l’avrebbero comprata, appena nata. Accuse terribili che tormentano Carlotta e la spingono a una ricerca estenuante della verità.
Il retrocopertina del libro (foto V. Pinna)
Il romanzo diventa un viaggio nel tempo in cui le pagine che raccontano il presente di Carlotta si alternano e lasciano spazio alla “storia vera”, nel 1924. E così entrano in scena le altre protagoniste femminili da Nardina, giovane con sogni ambiziosi che sposerà un rampollo della nobiltà siciliana, Carlo Cangialosi. Nozze felici ma la ragazza non riesce a dare un erede alla famiglia e la gravidanza che non arriva inizia a essere un problema, la famiglia del marito gliela fa pesare come una colpa. Di contro ecco Sabedda, giovane bellissima e di umile famiglia, che cede alle lusinghe di Stefano, cugino di Carlo Cangialosi. Si ritrova incinta e disperata: vorrebbe quel figlio ma sa che non potrà crescerlo da sola. Sa benissimo di essere soltanto una delle tante conquiste per quel nobile uomo. Non c’è prospettiva per un futuro insieme e allora lei si aggrappa a quell’unica soluzione che, per quanto dolorosa e discutibile, potrà dare un futuro al figlio che porta in grembo.
Le vite di Nardina e Sabedda si sfiorano e si intrecciano fra le pieghe di un’esistenza cruda e sorprendente.
L'arancio amaro ha vinto il premio Bancarella 2025 (foto V. Pinna)
Milena Palminteri offre anche uno spaccato della società siciliana, tra fascismo, guerra, mafia, vendette e tentativi di emancipazione delle donne che cercano di sottrarsi a un destino di sottomissione. E poi i fari sono tutti sull’universo femminile: la determinazione, il coraggio e le debolezze delle donne. C’è l’amore materno nelle sue mille sfaccettature (sembrano così diversi quello di Bastiana, Nardina e Sabedda eppure in fondo si ritrovano tutte nell’essere pronte a tutto per un figlio), la dignità e l’amor proprio, la forza di reazione alla violenza psicologica e fisica del maschio predatore. Valori quanto mai attuali, resi ancora più realistici grazie anche all’utilizzo frequente di espressioni del dialetto siciliano che calano il lettore nel clima appassionante del romanzo.