C’è una scelta da fare dalle parti di Bitti. Tra le aquile e le pale eoliche. Due mondi solo apparentemente lontani, due dimensioni distanti solo a prima vista. In realtà si tratta di una scelta ambientale e di una sfida culturale enorme. Da una parte c’è il tema dei parchi eolici, i più grandi della Sardegna, che crociati della finanza con grandi interessi nelle energie rinnovabili intendono realizzare in alcune delle zone più belle della Barbagia con investimenti (e incentivi, e guadagni) milionari, dall’altra il progetto Aquila A-Life che ha come finalità l’incremento dell’areale dell’Aquila di Bonelli, una specie in pericolo di estinzione.

Al parco di Tepilora e in quell’ampia porzione di Barbagia c’è spazio solo per una delle due scelte. Non c’è partita, verrebbe da dire. Gli interessi economici giganteschi e la grande sfida dell’abbattimento delle emissioni di C02, peraltro rese obbligatorie da stringenti normative internazionali, sembrerebbero mettere i progetti delle pale eoliche in un altro campionato, nella Champions league delle priorità ambientali. Quello dell’aquila sembrerebbe nient’altro che un tema da salotti dell’ambientalismo. Un uccello in via d’estinzione non vale la riduzione dell’inquinamento né porta benefici all’economia, penseranno in molti.

Non è così. E questo, in ogni caso, non può essere solo un dibattito da addetti ai lavori ma il ragionamento deve coinvolgere la popolazione, chiamata a risolvere un ossimoro ambientale. Quale? I protocolli sul clima impongono la progressiva riduzione della produzione di energia da fonti fossili ma il prezzo da pagare può essere, nel caso dell’eolico, un impatto pesante sul paesaggio, quindi su una delle più grandi ricchezze dell’Isola. Salvaguardare il paesaggio e l’ambiente è una scelta che ha un grande valore economico per i territori. Apre strade, le allarga, crea valore, favorisce scelte turistiche incentrate sulla natura.

L’aquila di Bonelli può diventare il simbolo di questa scelta abitando un ambiente che la protegga e la monitori. Nell’Isola, con le tre arrivate a metà maggio dalla Sicilia (per un mese cresceranno e si ambienteranno nella voliera di Crastazza, a Bitti) e le altre che arriveranno dalla Spagna, ne sono state introdotte circa 25. Alcuni esemplari sono morti per elettrocuzione finendo sui cavi elettrici della media tensione. Altri sono monitorati con un Gps, alcuni sono arrivati all’Asinara o hanno superato le Bocche di Bonifacio volando sino alla Corsica. Le pale eoliche rischiano di costituire un’altra trappola mortale per loro. Le popolazioni, facendo una scelta chiara, potrebbero diventare le custodi delle aquile, segnalarne la presenza, soccorrerle in caso di incidenti.  Diventerebbero comunità di adozione e l’aquila potrebbe diventare un’attrazione, un simbolo.

Certo, è difficile dire quanto una scelta di questo genere valga in termini di mercato. I Comuni, l’Ispra, l’assessorato regionale all’Ambiente per capirlo potrebbero sottoporre un questionario alle popolazioni, chiedere loro quanto vale la salvaguardia del loro paesaggio ottenendo così indicazioni per la scelta tra le pale e le aquile.

Quella dei territori barbaricini sarebbe una presa di posizione d’avanguardia che andrebbe ben oltre il progetto internazionale “Aquila a-Life” al quale la regione Sardegna sta partecipando. Un progetto internazionale finalizzato all’aumento della consistenza dell’aquila di Bonelli nell’area occidentale del bacino del Mediterraneo, agendo sulle cause della diminuzione della popolazione e sostenendo la formazione di nuovi nuclei in ecosistemi dove la specie era presente fino a pochi anni fa.

Per ottenere questo risultato sono stati identificati una serie di obiettivi specifici: primo fra tutti l’aumento del numero di coppie territoriali nelle aree di presenza storica, sia della Penisola Iberica che della Sardegna, riducendo allo stesso tempo il rischio di elettrocuzione per l’Aquila di Bonelli ed anche per altre specie di uccelli ed in particolare i rapaci. Per questo c’è da prendere una decisione che per la sua portata non può essere affidata a pochi. E’ una scelta che condizionerà i prossimi decenni, bisogna esserne consapevoli.

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