Piccole ma spettacolari, piene di colori e profumi irresistibili per gli insetti con cui vivono in una speciale simbiosi. Le orchidee spontanee sono nel pieno della loro fioritura, tra aprile e inizio di maggio. Nel monte Ortobene, a Nuoro, c’è una varietà tutta da scoprire: qui si contano tante specie. Non è difficile scorgerle ai bordi delle strade, tra le cunette diventate affascinanti aiuole, anche se sono tanto discrete da passare spesso inosservate. Sono poco esigenti, non cercano il sottobosco, ma spuntano in piccole radure e in aree degradate. Una specie fa eccezione. Si chiama Neottia nidus-avis, cresce nel sottobosco perché non ha sviluppato la clorofilla e ha perciò bisogno di stare accanto agli alberi e a un fungo, fiorisce a luglio e agosto e nel nome racconta la sua storia: nido d’aquila è la traduzione e indica la conformazione del suo apparato radicale intrecciato in modo da sembrare appunto il nido di un’aquila.

Renato Brotzu, botanico e autore di numerose pubblicazioni, ha censito sull’Ortobene 18 specie, appartenenti a 9 generi diversi. Un’oasi preziosa ma non da record perché le orchidee spontanee sono molto diffuse ovunque. A parte le aree desertiche e le zone polari è facile vederle in ogni angolo della terra, perfino nei paesi tropicali dove si sono adattate appoggiandosi ad altre piante e diventando perciò epifite, capaci di fiori grandi e tanto colorati, immancabili nelle vetrine dei fiorai. In Europa le orchidee sono piante autonome, terricole, hanno radici e tuberi, sebbene siano meno appariscenti. 

Esemplare di Anacamptis papilionacea subsp grandiflora. Foto Renato Brotzu
Esemplare di Anacamptis papilionacea subsp grandiflora. Foto Renato Brotzu
Esemplare di Anacamptis papilionacea subsp grandiflora. Foto Renato Brotzu

Tornando tra i lidi della Sardegna e andando oltre le sfumature cromatiche che si possono cogliere in questo scorcio di primavera, le orchidee hanno sorprese affascinanti da mostrare perché ognuna di loro ha il suo insetto specifico e talvolta esclusivo che svolge un’azione fondamentale nell’impollinazione visto che, quando va a succhiare il nettare, il fiore gli incolla sulla testa il polline. Naturalmente serve un occhio esperto, come quello di Brotzu, per cogliere questa meraviglia della natura, tanto discreta da finire spesso sotto i piedi di chi magari cammina contando i passi senza guardarli.  

«L’orchidea emana un odore che attira gli insetti. Ognuno di loro si appoggia sulla parte frontale, il labello, il peso dell’insetto fa abbassare l’apparato riproduttore che si chiama ginostemio che contiene le masse polliniche che così vanno a incollarsi sulla testa dell’insetto. L’insetto si sposterà su un’altra orchidea depositando così il polline e attuando inconsapevolmente l’impollinazione incrociata», spiega Brotzu. E aggiunge: «Alcune orchidee si sono così altamente specializzate nel corso della loro evoluzione da riprodurre perfettamente la forma di un particolare insetto ed emettono sostanze volatili che lo attirano e lo stimolano sessualmente, inducendolo ad accoppiarsi e in questo tentativo di copula sull’insetto si incolleranno i pollinii che trasporterà di fiore in fiore». È una strategia riproduttiva sofisticata ma di grande efficacia che ha due protagonisti che agiscono in sintonia: il fiore e l’insetto. Sono anche artefici degli ibridi. Si tratta di una specificità che in Sardegna sta determinando la formazione di circa 70 varietà di nuovi ibridi.

Ophrys annae. Foto Renato Brotzu
Ophrys annae. Foto Renato Brotzu
Ophrys annae. Foto Renato Brotzu

Succede perché gli insetti, che non vedono tanto bene, spesso finiscono nell’orchidea sbagliata operando così l’impollinazione incrociata tra specie diverse. Sul monte Ortobene non mancano esempi di specie ibride nate da questo strano meccanismo della natura. Gli ibridi, come spiega Brotzu, «sono nuove combinazioni che invadendo le nicchie ecologiche, in conseguenza di un possibile progressivo isolamento, promuoveranno in futuro la formazione di nuove specie». Insomma, le sorprese possono moltiplicarsi ancora, modellate da un meccanismo regolato dai soli insetti, indispensabili per la vita delle orchidee che esprimono la forza straordinaria della loro simbiosi. ​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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