Il paradosso è che le “Visioni di città” sono raccolte in un piccolo paese ai piedi del Montalbo, 1500 anime, dove da meno di un anno è nato un museo che vuole regalare ai sardi, e non solo, un nuovo modo di fruire l’arte moderna. È l’ambizione del Museo d’arte contemporanea di Lula, creato da Domenico Fumagalli e Mariolina Mannia, due sognatori appassionati d’arte che hanno voluto regalare alla comunità del paese una nuova vitalità che passa dall’arte, dal bello e dall’accoglienza, e come un filo di Maria Lai lega turismo e arte.

La nuova mostra, appena allestita con opere della collezione permanente e qualche ulteriore arrivo del museo, è qualcosa che emoziona. E le emozioni trovano certezza nel racconto della mostra che le guide, Silvana Sanna e Antonio Costa regalano a chi arriva al MACLula. Un racconto intenso che parte fin dall’ingresso quando le “Visioni di città” iniziano a materializzarsi al visitatore, lungo un filo narrativo che passa per “Le città invisibili” di Italo Calvino, le immagini cinematografiche delle “Luci della città” di Charlie Chaplin dell’ormai lontano 1931 ma non per questo meno attuale. La rappresentazione della città è molteplice e multiforme. Va dai quadri, alle sculture fino alle installazioni. E attraversa un universo temporale che parte dal secolo scorso per inoltrarsi nel futuro, mettendo in fila artisti sardi con altri della Penisola o stranieri.

L’esposizione

La città fatta di palazzi di Vincenzo Grosso, artista nuorese che vive tra la Barbagia e la Germania, inquieta: i “palazzi anonimi e incombenti delle megalopoli” rappresentano un mondo in cui l’uomo moderno si annulla nel “multiforme generale di spazi poco umani”. Il risultato è un sentimento di “alienazione ed estraneità”, si legge nella presentazione delle opere del MACLula. Sentimenti molto simili a quelli che si percepiscono guardando le luci notturne di Gustavo Boldrini, artista veneziano che negli anni Sessanta del secolo scorso sviluppa a fondo il tema della città.

Oppure le inquietudini della solitudine di Franco Villoresi, che immagina e disegna l’isolamento umano di fronte alla velocità e porta nelle sue tele il distacco dei nuclei urbani. Inquietudini molto diverse ma non troppo lontane, sul fronte sentimentale, dalle figure stilizzate di Rick Prol, pittore newyorchese che, da assistente di Jean-Michel Basquiat, ci porta nel suo mondo dark con figure allungate e crude, con uno stile primitivo e angosciante. I palazzi fanno da sfondo e sono il segno distintivo di tutte le città che finiscono per fagocitare gli umani, facendoli scendere nell’oscuro delle metropolitane oppure incasellandoli in abitazioni tutte uguali. Come i cubi abitativi di Paolo Schiavocampo che fanno da contraltare a spazi infiniti, opposti al caos turbolento della pittura urbana (film Metropolis) di André Verlon, che “non è il trionfo della distruzione” quanto “una nostalgia dell’ordine” con la sua arte “montage-painting”.  C’è anche il tube londinese di Aldo Bergolli, con i passeggeri cancellati dall’attesa buia dei convogli o le costruzioni gotiche futuriste di Lino Tinè ed Emilio Pian, che rappresentano forse il futuro del nostro pianeta.

Arte e comunità

Il MACLula oggi rappresenta un esperimento ben riuscito di piccola comunità che dà la possibilità di godersi un percorso ricco e corposo di arte in un centro in cui i tempi sono quelli dell’antico borgo rurale cresciuto vicino a una miniera dove sudore, sangue e fatica si sovrapponevano nelle esistenze umane. I palazzi verticali e sotterranei di Sos Enattos oggi sono enfatizzati e resi famosi dall’arte del MACLula e presto potrebbero essere accompagnati dalla tecnologia dell’Einstein Telescope, la nuova scommessa del centro Sardegna. Tecnologia e ruralità trovano un compromesso proprio qui, ai piedi del Montalbo, dove Domenico Fumagalli, in una delle prossime iniziative convegnistiche (in collaborazione con le Università di Udine e di Trieste) e in una mostra innovativa di aprile del MACLula, vuole mettere l’accento su intelligenza artificiale-robotica e arte contemporanea. Un rapporto che può sbocciare ma senza mettere in secondo piano la creatività umana. E la rappresentazione delle città nelle opere del MACLula danno conferma della multiforme bellezza della creatività della materia grigia. Il resto è imitazione.

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