Un esempio. Per il commissario tecnico della nazionale italiana di padel, Gustavo Spector, Tore Lilliu è un esempio: «Saluto il mio amico cagliaritano», ha detto durante diverse telecronache trasmesse in diretta su Sky, «che a ottant’anni gioca con gli amici almeno due volte alla settimana e si allena con il maestro al Tennis club Cagliari».

Tore Lilliu con Gustavo Spector, commissario tecnico della nazionale italiana di padel (foto concessa da Tore Lilliu)
Tore Lilliu con Gustavo Spector, commissario tecnico della nazionale italiana di padel (foto concessa da Tore Lilliu)
Tore Lilliu con Gustavo Spector, commissario tecnico della nazionale italiana di padel (foto concessa da Tore Lilliu)

Tore Lilliu, classe 1941, originario di Carbonia, in realtà di anni ne ha 82. «Gustavo è un amico, ci mandiamo spesso dei messaggi via telefonino, ci siamo conosciuti a Cagliari durante un torneo del World padel tour. È stato il mio primo maestro Mariano Tagliaferro a presentarci, da allora siamo rimasti in contatto. Io un esempio? Troppo buono, ma non nego che mi fa piacere. In effetti giocare alla mia età è già una vittoria, divertirmi poi con amici anche 15 anni più giovani è davvero una soddisfazione. Sì, in questo senso mi sento un testimonial vivente del padel».

Tore Lilliu è un funzionario della Regione in pensione,  ha un trascorso da dirigente nazionale del Psi, è stato anche il segretario particolare di diversi presidente della Regione e ha dedicato la sua vita allo sport.

«Sono originario di Carbonia, da ragazzo ho praticato il calcio, ho esordito a 19 anni nella Carbosulcis che militava nella Serie C di allora, che era il terzo campionato della Federazione dopo serie S e serie B. Poi mi sono trasferito a Cagliari, ho chiuso la carriera nella Ferrini quando avevo 32 anni, in Promozione regionale, girone unico. E ho cominciato a flirtare con il tennis».

Tore Lilliu, 82 anni (foto Paolo Carta)
Tore Lilliu, 82 anni (foto Paolo Carta)
Tore Lilliu, 82 anni (foto Paolo Carta)

In che modo?

«Lilli Coiana, presidente del Cus, mi chiede di allenare la squadra di calcio universitaria. Conobbi tante persone che diventarono miei cari amici e che giocavano a tennis. Uno di questi, Gianni Dolia Nel 1974 lui e Tonio Murru, storico personaggio dello sport cagliaritano tra basket e tennis, mi convinsero a provare. Mi iscrissi a Monte Urpinu: strano ma vero per uno che prima di allora non aveva mai visto una partita di tennis né in tv né dal vivo».

Prese lezioni?

«Sì, con Angelo Murtas, l’indimenticabile Angelo Murtas. Fu uno scambio di cortesie: io da geometra seguii i lavori della costruzione della sua casa sul litorale di Quartu, lui ricambiò con le lezioni di tennis».

E il tennis divenne lo sport di famiglia.

«Sì, miei figli Fabio e Mario lasciarono a dieci anni il calcio, frequentavano i pulcini della Ferrini, e andarono alla corte di Luciano Bassotto alla Fiera. Anche mia figlia, Simona, volle provare. Fabio e Mario sono diventati due giocatori di livello nazionale, hanno raggiunto la categoria B, ma anche Simona a mio avviso non se la cavava male, anche se ha smesso presto».

Da tennista?

«Ero un non classificato che mi giocavo la vittoria dei tornei Antonello Porru, Paolo Giometti e Ignazio Urru. Giocai qualche anno anche da Terza categoria».

E anche nei tornei veterani.

«Sì vero, ma pochi, visti gli impegni di lavoro. Ero soprattutto un singolarista, ma ricordo un torneo a San Gavino, i campionati sardi non classificati: in coppia con Tonio Murru giocammo (e perdemmo) la finale contro due algheresi  proprio mentre in contemporanea mio figlio Fabio disputava nel campo confinante la finale regionale juniores contro Vittorio Boi».

Tore Lilliu in azione (foto concessa da Tore Lilliu)
Tore Lilliu in azione (foto concessa da Tore Lilliu)
Tore Lilliu in azione (foto concessa da Tore Lilliu)

Poi l’amore per il padel.

«A 75 anni mi sono rotto il legamento sovraspinato della spalla destra mentre sciavo. L’intervento chirurgico me l’hanno sconsigliato, vista l’età il recupero sarebbe stato problematico. A tennis quindi non potevo più effettuar il servizio, i colpi alti, e da fondo giocavo praticamente mezzi pallonetti. Per fortuna a Monte Urpinu stavano montando il primo campo da padel».

Amore a prima vista?

«Sì. Con un gruppo di amici, Mario Frongia, Gege Lucca,  Mariano Diaz, Andrea Zanda, Carlo Leone e Riccardo Mamusa abbiamo cominciato a prendere lezioni da Mariano Tagliaferro, e abbiamo lasciato definitivamente il tennis per il padel».

Da destra, Tore Lilliu, il maestro Saul Rielo e Mariano Diaz (foto concessa da Tore Lilliu)
Da destra, Tore Lilliu, il maestro Saul Rielo e Mariano Diaz (foto concessa da Tore Lilliu)
Da destra, Tore Lilliu, il maestro Saul Rielo e Mariano Diaz (foto concessa da Tore Lilliu)

Il successo del padel?

«È uno sport facile. Un mezzo sportivo, qualunque mezzo sportivo, con un ciclo di lezioni riesce ad arrivare a n livello che gli consente di divertirsi. Per cominciare a giocare a tennis a un certo livello, quello che consente di indirizzare la palla dove si vuole e di impostare un certo schema tattico, ci vogliono non meno  due tre anni».

E lei?

«Sono abbastanza tecnico, non c’è bisogno di tirare forte, ma di capire il gioco. Prendo sempre lezioni, adesso con Saul Rielo, il nuovo maestro spagnolo del Tennis club Cagliari».

Il padel elisir di lunga vita sportiva.

«Se sto bene, spero di arrivare a giocare a 90 anni, come fecero con il tennis i miei amici Tonio Murru e Roberto Binaghi»

Boom del padel favorito dalla pandemia, dicono gli scettici.

«Forse. In quel periodo si faceva a cazzotti per trovare un campo libero, era una delle poche discipline consentite dalle norme anti contagio».

Adesso evidentemente no.

«Non è crisi, il numero dei giocatori è stabile oppure in crescita, semmai sono molti di più gli impianti».

Suoi figli giocano a padel?

«Sì, hanno 58 e 56 anni, Fabio e Mario sono a buoni livelli in ambito regionale, penso che giochino in Serie C per il Tc Cagliari ma loro proseguono anche con il tennis».

«Ne ho fatto solo uno, a Villasimius, in vacanza, doppio misto, perché avevo una compagna speciale: mia figlia Simona, che aveva smesso giovane con il tennis e ha ripreso a praticare sport grazie al padel. Abbiamo perso in semifinale, ci siamo divertiti tantissimo».

Tore Lilliu, lei è davvero un esempio.

«Grazie».

Paolo Carta

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