Se sei il migliore in partenza, un vantaggio nella gara lo acquisisci di sicuro. Gianni Virdis da Siliqua, classe 1942, in questo è stato il migliore (e poi uno dei due migliori) in Italia eppure di gara non ne ha vinto neanche una. Non poteva: si fermava alla partenza delle gare di nuoto ma era lì, in quell’istante, che eccelleva. Il miglior Giudice Starter che la Sardegna abbia avuto, che si appresta a compiere ottant’anni, in modo molto decubertiano, ha partecipato alle più importanti manifestazioni (gli sono mancate proprio le olimpiadi) e potete scommettere che ha dato sempre il meglio. Le sue vittorie sono stati gli avanzamenti (nel 1983 ha iniziato come “nazionale” a Livorno), le promozioni (internazionale dal 1988), le designazioni (varie Coppe del Mondo). L’altra faccia dello sport ha il sorriso contagioso di questo signore di Siliqua, una vita (37 anni) da dipendente delle Poste, con una passionaccia per il ciclismo, oltre che per la boxe, il calcio e l’atletica.

L’incontro

“E infatti è stato un ex ciclista professionista a farmi intraprendere questa carriera”, svela. “Devo ciò che ho fatto a Renato Caterini, mio collega alle Poste. I suoi figli, compreso quello a cui in onore di Magni aveva dato il nome di Fiorenzo (che poi si è distinto anche nel mezzofondo e nel triathlon, ndr), nuotavano e così mi ha inserito nell’ambiente”. Oggi, che la sua ultraventennale carriera di giudice di gara, cominciata come aspirante nel 1976, è terminata, con una coda come Commissario Speciale della Federnuoto, non rinuncia alla passeggiata in bici. Il nuoto no, quello lo ha praticato senza velleità agonistiche: “Ho imparato a nuotare nel Cixerri”, ricorda.

Gianni Virdis con un collega giudice arbitro al Foro Italico (foto concessa)
Gianni Virdis con un collega giudice arbitro al Foro Italico (foto concessa)
Gianni Virdis con un collega giudice arbitro al Foro Italico (foto concessa)

Mai protagonisti

Virdis se ne rende perfettamente conto: “Sono stato uno spettatore privilegiato ma mai un protagonista: per noi vale la regola di ogni arbitro: meno ti fai notare e meglio è. In questo sono stato fortunato: non ricordo di grandi contestazioni da parte degli atleti”. Protagonisti magari no, ma coinquilini della stessa casa dello sport sì: “Con i più grandi nuotatori italiani c’è sempre stato un rapporto di conoscenza e grande rispetto. Da Max Rosolino a Domenico Fioravanti o Luca Sacchi”. Grandi campioni, grandi personaggi, come Raoul Bova, che in gioventù è stato un ottimo nuotatore (e poi da attore quel ruolo la ha anche interpretato) e al quale Virdis ha avuto il piacere di dare il segnale di partenza.

Testimone di un’era

Come ogni sport, anche il nuoto con le sue regole e le tecnologie è cambiato. Virdis non usava assistenza elettronica per rendersi conto di un’eventuale falsa partenza: “Il compito prima era molto difficile. Dovevi tenere d’occhio otto o dieci atleti sui blocchi e non potevi sbagliare. Dovevi anche stare attento al rilascio del pulsante, sennò si rischiava di emettere il doppio suono”. E anche il peso specifico della falsa partenza è aumentato: “Prima c’erano tre partenze possibili, poi si è passati a due. L’atletica, per esempio, non perdona la falsa e dà subito la squalifica. Una regola che considero troppo rigida”.

Ancora Virdis, classe 1942,\u00A0durante una manifestazione a Roma (foto concessa)
Ancora Virdis, classe 1942,\u00A0durante una manifestazione a Roma (foto concessa)
Ancora Virdis, classe 1942, durante una manifestazione a Roma (foto concessa)

Gioie è rimpianti

Virdis ha sempre adottato una strategia vincente: “Accumulavo turni di lavoro per poter avere i giorni liberi consecutivi per andare a fare le competizioni. Sono grato ai direttori che mi hanno consentito di farlo e tra questi ricordo Spartaco Rizza, un siciliano di Avola”. L’esordio in Inghilterra: “Leeds, 1989, Europei Giovanili. Ci diedero una medaglia placcata d’oro, una delle tante che conservo. Allora era usanza dare un ricordo ai giudici, oggi si usa meno. Uno lo considero più prezioso”, ricorda: “A una gara sarda ci diedero una medaglia con raffigurata una bilancia: il simbolo perfetto del nostro servizio”. Un servizio chiuso per raggiunti limiti di età pochi giorni prima dell’inizio del Mondiali di Perth, ai quali altrimenti sarebbe andato: “Forse il mio unico rimpianto”. Anche per un giudice dello start, prima o poi, arriva lo stop.

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