Il 2022 resterà l’anno che ha salutato la Regina e il Re. Una è Elisabetta d’Inghilterra, l’altro è “O rei do futebol”, Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelè. La sua morte, il 29 dicembre, a 82 anni, ha velato l’anno che volgeva al termine di una tristezza che non ha risparmiato nessun angolo del globo. Per questo merita un posto a parte nel triste registro del 2022.

Sono tanti gli sportivi da ricordare al termine di un anno nel quale hanno tagliato il traguardo della vita. Qualcuno se n’è andato in silenzio, altri rumorosamente e forse per questo più dolorosamente. Come Fabian O’Neill, sublime e controverso calciatore (anche) del Cagliari, morto il giorno di Natale a 49 anni, dopo una vita spericolata. I tifosi rossoblù hanno dovuto salutare tanti loro beniamini del passato. Il 2 aprile l’esterno Silvio Longobucco, 71 anni, il 17 luglio Francesco Rizzo, protagonista della promozione in A, azzurro a Inghilterra ’66. In quegli stessi anni, fu compagno di Bruno Visentin, scomparso l’11 luglio; una breve avventura nell’Isola visse il portiere Villiam Vecchi, morto a 74 anni il 3 agosto; meno famoso, il 3 febbraio era morto il centrocampista Giorgio Turchi (91 anni, rossoblù nel ’59-60.

Il calcio sardo non dimentica neppure Giovanni Mialich, allenatore del Tempio a cavallo del 1990, Omero Andreani, che iniziò a Calangianus la carriera di calciatore, Renzo Uzzecchini, che allenò l’Olbia nel 1976-78, e Mauro Vaiani, che giocò nella Torres del 1965-66.

Fabian O'Neill in rossoblù contro la Juventus alla quale fu poi ceduto (archivio US)
Fabian O'Neill in rossoblù contro la Juventus alla quale fu poi ceduto (archivio US)
Fabian O'Neill in rossoblù contro la Juventus alla quale fu poi ceduto (archivio US)

Le lacrime del pallone

Il pallone ha perso tanti amici nel 2022: calciatori, allenatori, dirigenti, arbitri, procuratori, giornalisti. E ha cominciato presto, il 2 gennaio, quando è scomparso l’ex presidente di Lega Pro Mario Macalli. Nel corso dell’anno, tra i dirigenti, sono mancati l’ex presidente del Parma dei tanti successi Calisto Tanzi (a Capodanno) e di Venezia e Palermo Maurizio Zamparini (1 febbraio), Emiliano Mascetti (che a Verona era stato anche ottimo calciatore, il 7 aprile), Giancarlo Beltrami (il 27 settembre), Luciano Nizzola (il 20 luglio). Tra i calciatori alcuni protagonisti di grandi imprese: Pino Wilson, mediano della Lazio del primo scudetto (l’11 marzo), il portiere Claudio Garella che fu straordinario con Napoli e Verona (12 agosto), la bandiera del Perugia, Pierluigi Frosio (20 febbraio), Bruno “Maciste” Bolchi, che fu la prima figurina Panini (28 settembre), l’allenatore Enzo Riccomini che firmò l’unica, storica promozione in A della Pistoiese (22 luglio), Gianni Di Marzio, allenatore che scoprì Maradona in Argentina (22 gennaio), Sergio Brighenti, che vice di Vicini agli Europei del 1988 a a Italia ’90 (10 ottobre), ma anche, 13 giugno, a neppure 40 anni, Akeem Omolade, calciatore nigeriano per il quale i giocatori del Treviso scesero in campo con il viso colorato di nero contro il razzismo.

Sinisa Mihajlovic in una delle sue specialità: il calcio da fermo (Ansa)
Sinisa Mihajlovic in una delle sue specialità: il calcio da fermo (Ansa)
Sinisa Mihajlovic in una delle sue specialità: il calcio da fermo (Ansa)

Calciatori e non solo

E poi due celebri arbitri emiliani: l’internazionale Alberto Michelotti (il 18 gennaio) e il reggiano Cesare Trincheri: aveva lui il fischietto quando, il 1 febbraio 1976, Gigi Riva si infortunò nella partita contro il Milan e non giocò mai più.

Più recente, il 29 dicembre, la scomparsa dell’internazionale Robert Antony Boggi: aveva 77 anni.

Infine, uno dei più noti e capaci procuratori, Mino Raiola, si è spento il 30 aprile, dopo che nei giorni precedenti la notizia della sua morte era circolata, suscitando la sua stessa reazione sui profili social. A livello internazionale, il 18 gennaio si era spento Francisco “Paco” Gento, formidabile ala spagnola del Real Madrid, l’unico calciatore ad aver vinto sei coppe dei campioni. Ci hanno lasciato anche due protagonisti della partita del secolo, Italia-Germania Ovest 4-3 del 1970: Jurgen Grabowski (11 marzo) e Uwe Seeler (il celebre “piedone”, il 21 luglio). E poi, il 13 aprile, a 55 anni, per un incidente stradale, il colombiano Freddy Rincón, che aveva giocato anche nel Napoli. Per ultimo, data l’enorme commozione suscitata dalla sua morte, dopo una strenua battaglia contro la leucemia, Sinisa Mihajlovic, grande calciatore serbo che, dopo la Coppa dei Campioni con la Stella Rossa, arrivò in Italia e si fece apprezzare come calciatore e come allenatore: il 16 dicembre se n’è andato a 53 anni.

Gianni Clerici, penna sopraffina soprattutto di tennis: aveva 91 anni (archivio US)
Gianni Clerici, penna sopraffina soprattutto di tennis: aveva 91 anni (archivio US)
Gianni Clerici, penna sopraffina soprattutto di tennis: aveva 91 anni (archivio US)

Penne indimenticabili

Il giorno dopo, l’Italia ha pianto un gigante della penna come Mario Sconcerti (aveva 74 anni), ma non è stato l’unico lutto per il giornalismo sportivo. Il 1º febbraio era morto Tito Stagno, giornalista cagliaritano reso immortale dalla telecronaca dello sbarco sulla luna ma anche da 17 anni di Domenica Sportiva. A proposito, “90° Minuto” ha dovuto dire addio a due delle proprie voci storiche, quelle di Emanuele Giacoia (17 agosto) e Marco Lucchini (16 settembre). Ma quando si parla di giornalismo, nessuno piange quanto il tennis che ha visto esaurirsi l’inchiostro della sua penna più sublime, quella dello “scriba” Gianni Clerici, morto il 6 giugno a 92 anni.

Addio ai ct azzurri

Il mondo della racchetta ha poi perso un altro enorme protagonista, ma neppure questo divenuto famoso come giocatore: Nick Bollettieri, l’allenatore dei numeri uno è morto in Florida il 4 dicembre. A proposito di uomini impareggiabili, ne ha perso uno il nuoto azzurro. Il 5 giugno è morto Costantino “Bubi” Dennerlein: nuotatore, pallanuotista, è stato allenatore del Settebello per 24 anni e ben 7 Olimpiadi. L’Italia ha dovuto salutare altri è commissari tecnici: quello del calcio a 5 Carlo Facchin (il 28 novembre) e quello della pallamano Giuseppe Lo Duca (il 23 luglio). Tra i grandissimi allenatori scomparsi nel 2022, la pallacanestro lamenta la perdita di Franco Casalini (28 luglio) e, a livello internazionale di Bill Russell (31 luglio), primo allenatore afrodiscendente dei Boston Celtics (!), squadra della quale era stato l’idolo sul parquet. E poi “Pero” Skansi, ct della grande Croazia che fu argento a Barcellona 1992, morto il 4 aprile per il grande dispiacere dei tifosi anche di Pesaro, Roma, Venezia, Treviso, Fabriano, Bologna.

Se di gente che ha fatto la storia di deve parlare, allora magari non sarà di John Rambo, altista americano scomparso l’8 gennaio, al quale l’argento olimpico non può bastare per rivaleggiare in notorietà con il marine dei romanzi di Davis Morrell, interpretato al cinema da Sylvester Stallone, ma di Antonio Inoki sì. L’iconico lottatore giapponese che poi divenne politico, si è spento il 1° ottobre a neppure 80 anni. La storia l’ha scritta anche Wilson Kiprugut, mezzofondista e velocista che nel 1964 (terzo negli 800 metri) firmò la prima medaglia del Kenya alle Olimpiadi.

Ma, soprattutto, Lester Piggott, l’equivalente di Pelè nel calcio: il fantino inglese, 4493 vittorie in carriera, è morto il 29 maggio a 87 anni.

L'ex stella e allenatore della Nba, Bill Russell (a destra) accanto a LeBron James in una foto del 2013 (AP archivio US)
L'ex stella e allenatore della Nba, Bill Russell (a destra) accanto a LeBron James in una foto del 2013 (AP archivio US)
L'ex stella e allenatore della Nba, Bill Russell (a destra) accanto a LeBron James in una foto del 2013 (AP archivio US)

Ruote e motori

Se l’alpinismo ha salutato il 27 febbraio il grande Giorgio Redaelli e il mondo del pattinaggio il 17 luglio il pattinaggio su ghiaccio l’ex presidente della federazione mondiale per 22 anni, Ottavio Cinquanta, il mondo dei motori ha avuto le proprie perdite. Enorme, per la Formula 1, quella di Mauro Forghieri, 87enne ingegnere e progettista di tante monoposto Ferrari. Tra gli ex piloti scomparsi, due francese: l’ex ferrarista Patrick Tambay (4 dicembre) e Philippe Streiff (23 dicembre). Parlando di piloti, il più grande tra quelli compianti, è senz’altro Phil Read, asso della moto, uno dei grandissimi rivali di Giacomo Agostini.

L'ex campione di ciclismo Davide Rebellin ucciso da un camionista a 51 anni mentre si allenava nel Vicentino (Ansa)
L'ex campione di ciclismo Davide Rebellin ucciso da un camionista a 51 anni mentre si allenava nel Vicentino (Ansa)
L'ex campione di ciclismo Davide Rebellin ucciso da un camionista a 51 anni mentre si allenava nel Vicentino (Ansa)

Dalle due ruote a motore a quelle a pedali, per chiudere. Lacerante il dolore e la rabbia per la morte di Davide Rebellin, investito il 30 novembre nel Vicentino da un camionista poi scappato: aveva 51 anni e da poche settimane concluso una carriera da professionista di inarrivabile longevità e discreto successo. L’Italia, che aveva già detto addio, il 6 luglio, ad Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro d’Italia del 1961 (ma anche del Giro di Sardegna 1963), il giorno dopo Rebellin aveva pianto Ercole Baldini, formidabile cronoman, unico corridore capace di mettere nel proprio palmares Giro d’Italia, maglia iridata, oro olimpico e record dell’ora: aveva quasi 90 anni. Poi, alla vigilia di Natale, si è spento Vittorio Adorni, grandissimo ciclista e primo commentatore tecnico della tv. Aveva fatto impazzire l’Italia vincendo nel 1968 il mondiale di Imola con ben 9’50” di vantaggio sul secondo, il belga Herman Van Springel. Lui questa volta l’aveva preceduto: era morto il 24 agosto.

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