È il sindaco di un Comune bifronte: eccellenza agricola e sede della famigerata miniera d’oro di Santu Miali. Nicola Cau, 56 anni, guida la Giunta di Furtei e combatte per restituire al paese la dignità ambientale corrosa da cianuro, ferro, manganese e zinco. Tutto iniziò con la febbre dell’oro che bruciò 530 ettari in quell’angolo di Campidano: «Un progetto privato portò alla nascita della Sardinia gold mining».

Furono estratte solo 5 tonnellate d’oro, sei d’argento e 15mila di rame per un valore complessivo di 80 milioni: ne valeva la pena?

«Forse i benefici li ha potuti apprezzare solo chi ha gestito la miniera, di sicuro non i sardi».

Era stato messo nel conto?

«Da questa iniziativa imprenditoriale abbiamo ereditato un territorio deturpato e gravato da costi di risanamento elevatissimi. Ovviamente non era ciò che all’inizio ci si aspettava. Vogliamo vedere un lato positivo? Di recente è stato messo in funzione un impianto di trattamento acque per smaltire quelle inquinate».

Cos’è rimasto di quegli anni?

«Una quarantina di buste paga che oggi sono nel bilancio dell’Igea, braccio operativo della Regione. Si è fatta carico degli operai di Furtei e di quelli che vivono negli altri Comuni, in tutto una quarantina».

L’inquinamento ha provocato un aumento di alcune patologie?

«Non è mai stata fatta un’indagine epidemiologica, quindi non sono verificabili eventuali correlazioni con l’attività del sito minerario. Ci è stato sempre ribadito che l’inquinamento era confinato ai cosiddetti centri di pericolo, punti ben precisi all’interno della concessione mineraria. Ovviamente come Comune non abbiamo mai avuto il controllo diretto della miniera».

A che punto è il risanamento?

«È ancora in corso, dovrebbe concludersi tra ventiquattro mesi. In tutta la zona si dovrebbe provvedere alla piantumazione di macchia mediterranea e altre essenze, soltanto successivamente si capirà a quale uso potrà essere destinata».

Ha insegnato qualcosa?

«Prima di concedere i terreni della Sardegna bisogna essere scrupolosi, fare indagini approfondite e ottenere garanzie adeguate».

Quali?

«Per esempio: la Sardinia Gold mining non aveva sottoscritto una fideiussione, quindi non è stata obbligata a svolgere le attività di bonifica delle quali avrebbe dovuto occuparsi».

Le prospettive del paese?

«Furtei è stato associato all’inquinamento, ha patito un danno d’immagine che non è mai stato quantificato. Oggi siamo obbligati a cercare una via per scrollarci di dosso questa fama sinistra che mette una seria ipoteca sullo sviluppo».

A suo tempo la Regione appoggiò il progetto: e ora?

«Ha stanziato una quantità di risorse insufficienti, quindi è auspicabile che metta a disposizione i soldi necessari al completamento della bonifica e ci aiuti a voltare questa pagina triste».

In tribunale tutti assolti, un disastro senza responsabili.

«La giustizia ci ha provato ma alcuni non è neppure riuscita a portarli a processo. Purtroppo risiedevano dall’altra parte del mondo e sono risultati irrintracciabili».

Di chi è la colpa?

«Ci sono concause che hanno messo le basi per il disastro».

Come se ne può uscire?

«Purtroppo indietro non si può tornare, la Regione deve capire qual è l’entità di questo disastro. Deve aiutarci». 

È ottimista?

«Sono convinto che non ci lascerà soli».

I tempi?

«Per chiudere definitivamente questo capitolo ci vorrà ancora molto tempo».

Cinque anni?

«Forse di più. Dipende dalle risorse di cui effettivamente potremo disporre. Speriamo solo che serva come insegnamento per il futuro».

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