Ventidue Slam. Più di chiunque insieme a Rafa Nadal. Ma l’inerzia sembra tutta per Nole Djiokovic. Sia per la superiorità dimostrata dal tennista serbo negli Australian Open, sia per gli anni di differenza, due in più per lo spagnolo, sempre meno integro fisicamente come dimostrano gli acciacchi accusati negli ultimi tre Slam.

Novak Djokovic
Novak Djokovic
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Così Nole nel corso del 2023 è il grande favorito per staccare tutti nella classifica dei più grandi tennisti di sempre, almeno quella stilata in base al numero di Slam vinti (del Grande Slam fanno parte i quattro tornei più importanti al Mondo, Melbourn, Parigi, Wimbledon e New York) . Confermando il vaticinio di qualche anno fa di Mats Wilander e il “ritratto” del compianto coach Nick Bollettieri: Djokovic è il tennista perfetto.

Il dominio di Nole è tutt’altro che una sorpresa. Semmai si può dire non ha ancora superato Nadal anche perché lo scorso anno non ha partecipato agli Australian e agli Us Open per le sue note posizioni no vax rispetto al Covid. Ma la superiorità tecnica, fisica, tattica e mentale messa in mostra anche in Australia ha ribadito che, quando è al meglio, è sempre lui l’uomo da battere. E da oggi è anche di nuovo al numero uno della classifica mondiale, a dispetto dei suoi forfait legati alla pandemia. Certo, il nuovo che avanza, rappresentato da Alcaraz (assente per infortunio e spodestato dalla prima poltrona del ranking mondiale), Korda e Sinner, promette tanto ma il presente parla ancora serbo. E resta da vedere se a Parigi Rafa, nell’argilla preferita, vorrà impartire l’ultima ripetizione di spagnolo.

EPA
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Il torneo di Melbourne si è concluso con una finale importante perché metteva in palio il primato mondiale oltre che il primo titolo “Major” della stagione. E Nole, battendo in tre set il greco Tsitsipas (vincitore al quinto set su Sinner) in una sorta di derby tra i giocatori meno amati del circuito, ma messo le cose in chiaro. Un percorso praticamente netto. Il serbo in tutto il torneo ha ceduto un solo, al secondo turno al tie break contro il francese Couacaud, proveniente dalle qualificazioni: neanche un passaggio a vuoto, solo un prolungamento di un match che è sembrato poi negli altri parziali quasi un allenamento per Nole.

Mentre Federer e Nadal, gli altri dominatori degli ultimi 15 anni del circuito, nel corso della carriera hanno modificato il loro tennis migliorandolo via via, Nole sembra che non ne abbia bisogno, è sempre il solito instancabile robot, quasi una macchina lanciapalle, senza punti deboli, che arriva su tutte le palle e che nei momenti giusti fa la cosa essenziale, cioè non sbaglia, gioca profondo oppure nei pressi delle righe.

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Se è vero che l’appassionato di tennis è quasi sempre anche un praticamente, a qualsiasi livello, se si prova a immedesimarsi nell’avversario di Nole, sembra quasi che dall’altra parte della rete ci sia un avversario invincibile per un motivo banale: non ha punto deboli, semmai solo punti di forza. Il rovescio, per esempio, è un diritto a due mani di precisione assoluta. Il servizio, che non raggiunge le velocità di ben altri colpitori, è illeggibile dall’altra parte della rete e consente a Nole di prendere subito in mano lo scambio. Anche contro Tsitisipas, lo schema principale degli scambi era il solito: il serbo con i piedi sulla linea di fondo a comandare il gioco, il greco a remare cercando la profondità con il diritto, il suo colpo migliore con il quale alla fine era costretto ad andare fuori giri. Una superiorità più netta di quanto non dica il punteggio e malgrado l’ottima prova del greco, che più di tanto non poteva fare contro il Djokovic perfetto visto a Melbourne.

Dopo aver ricevuto il trofeo del vincitore da Ken Rosewall, il giocatore australiano degli anni 60 famoso per il suo impeccabile rovescio, Nole ha dichiarato che è stata la vittoria più importante della sua vita in rapporto a quel che è successo un anno fa a Melbourne (era stato allontanato dal Paese perché  senza vaccino anti Covid) e ha ringraziato chi l’ha aiutato in queste ultimo mese trascorso in Australia.

A questo punto è interessante capire chi possa spodestare Re Djokovic. Partendo da Alcaraz, giovanissimo ma già reduce da seri infortuni che ne stanno pregiudicando i risultati negli ultimi mesi, e proseguendo con Tsistipas, Medvedev, Auger Aliassime e Rune,  oltre agli azzurri Berrettini e Sinner, più il solito Nadal ormai avviato sul tramonto della sua carriera ma pronto a dire la sua nella prossima tappa Slam, la terra di Parigi.

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