Una lite da premio Nobel. Anzi, fra premi Nobel: Grazia Deledda e Luigi Pirandello, due titani della letteratura italiana che nei primi anni del secolo scorso presero a detestarsi apertamente senza mai arrivare a stringersi la mano, neanche negli anni della saggia vecchiaia. Un'antipatia nata nel 1911, con l'uscita del romanzo "Suo marito", con cui secondo le cronache del tempo (ma anche le ricostruzioni successive) Pirandello intese sbeffeggiare il consorte di Grazia Deledda, Palmiro Madesani, colpevole, a suo avviso, di essere un marito che viveva all'ombra della moglie.

Ma andò davvero così? Cosa successe davvero? In tanti, studiando letteratura italiana a scuola, abbiamo appreso del fastidio che Pirandello dimostrò apertamente di avere nei confronti di Grazia Deledda. E da sardi ci siamo indignati, oppure, con atteggiamento un po' snob, abbiamo subito preso le parti del grande drammaturgo: più "strutturato", più uomo di cultura della autodidatta barbaricina. Ai più fortunati il professore di turno avrà parlato di generici "interessi letterari divergenti", roba da intellettuali, insomma. Qualche altro studente curioso sarà inciampato in fantasiose narrazioni in cui il già famosissimo siciliano, sembrerebbe essere stato colpito dalla troppo ruvida narrazione deleddiana, tanto da ridurla ad una raccolta di storielle, scritte da un'incolta.

Ma cosa c'è dietro alla querelle che sorse tra due scrittori italiani, entrambi premi Nobel per la letteratura, lei nel 1927 e lui nel 1934? Nei primi decenni del Novecento, lo scambio di poco cortese antipatia tra i due, fu affidata a lettere scritte con inchiostro e pennini, ma, certamente, se i due big della patrie lettere fossero nati oggi, tutto sarebbe finito a colpi di post sui social. Forse il duello si sarebbe aperto su facebook e, ripreso da qualche quotidiano in cerca di pettegolezzi, sarebbe proseguito su twitter, con valanghe di follower scatenati a supportare il proprio autore preferito. E già: chi si aspetta sia una storia di "intellettualoni" sbaglia di grosso. La scrittrice Rosanna Dedola, autrice di una recente biografia sulla Deledda, svela il retroscena di questo scontro tra giganti. Tutto risalirebbe al 1905, anno in cui Pirandello meditava di scrivere "Suo marito", forse ingelosito dal rapporto di complicità e collaborazione che legava i coniugi Madesani, un rapporto, ai suoi occhi, a dir poco ridicolo.

Grazia Deledda aveva sposato Palmiro Madesani a Nuoro nel 1900 e insieme erano poi partiti verso Roma. Da quel momento, Madesani fu il più grande sostenitore della moglie scrittrice, tanto da abbandonare la propria carriera di funzionario pubblico, divenendone anche l'agente.

Pirandello fu scioccato da quel rapporto, esibito con discrezione nei salotti romani, frequentati dai due coniugi, tanto da scrivere ad un caro amico, direttore del Corriere delle Sera, Ugo Ojetti, la sua intenzione di inviare alla casa editrice Treves il romanzo "Suo marito". "Son partito dal marito di Grazia Deledda. Lo conosci? Che capolavoro, Ugo mio! Dico, il marito di Grazia Deledda, intendiamoci…". L'editore Treves rifiutò la pubblicazione, intuendo le reali intenzioni dell'autore e non volendo assecondarle. Ma il libro uscì comunque nel 1911 edito da Quattrini di Firenze. La ragione di tanto astio sembra risiedere nell'invidia che Pirandello provava per quel sodalizio quieto di vita e scrittura, che contrastava nettamente con il suo matrimonio, da lui stesso definito "un inferno". Unito ad Antonietta Portulano, che aveva sposato nel 1894, l'autore descrive così il proprio travagliato rapporto con la donna in una lettera al solito amico Ojetti: "Ho la moglie, caro Ugo, da molti anni pazza. E la pazzia di mia moglie sono io". E come "pazza", la moglie di Pirandello, finirà i suoi giorni in una casa di cura. Ma davanti alle critiche che gli giunsero da più parti, a causa del testo che ridicolizzava il marito della Deledda, lui stesso si difese dicendo che la storia tra i due fu solo uno spunto: "Ti assicuro, mio caro Ugo, che è una persecuzione ingiustissima! […] Che povertà di spirito, che angustia mentale in quella Deledda! Non capire che reagendo così stuzzica peggio la curiosità morbosa di questo sporco e meschino cortile di pettegolezzi che è il nostro odierno mondo letterario!".

I protagonisti di "Suo marito", in effetti, finiscono i loro giorni immersi in una profonda crisi esistenziale - lui abbandonato, lei diventata amante di un altro - mentre i coniugi Deledda-Madesani, rimasero felicemente insieme fino alla morte di lei. In occasione dell'uscita del romanzo Nostalgie, Grazia Deledda scrive una dedica al marito che sembra chiarire la natura e la profondità di quel rapporto: "Ricordando appunto il semplice romanzo dei nostri primi anni di matrimonio, oggi che un po' per la mia buona volontà, molto per la tua attività intelligente, senza mai abbassarci ad una transazione con la nostra coscienza, abbiamo raggiunto quasi tutti i nostri sogni, dedico a te, mio caro compagno di lavoro e di esistenza, questo racconto... ". La questione, tra i due scrittori, non ebbe mai un chiarimento. E a mettere la parola fine fu solo la morte, curiosamente arrivata per entrambi nel 1936: il 16 agosto, per la Deledda e il 10 dicembre per Pirandello.
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