Il suo luxury brand è tra i più conosciuti nel mondo. Importa il miglior cachemire e le migliori lane e ne realizza capi d'alta moda, per garantire il total look di uomini d'affari e milionari. Per costruire il suo impero, dal 1978, ci ha lavorato su parecchio Brunello Cucinelli, nome scolpito a caratteri cubitali nel mondo dello stile, definito da più parti "imprenditore-filosofo" per le sue visioni sulla gestione aziendale e sull'economia in generale. Il primo "negozio" che aprì, nel 1994, anno in cui varò la prima collezione, fu quello di Porto Cervo. Di recente ha inaugurato una boutique a Parigi, l'ultima di una serie di cattedrali del bel vestire che traggono ispirazione e concretezza dall'impegno messo in campo in un piccolo borgo medievale della provincia umbra, Solomeo. Proprio Cucinelli, che il 3 settembre ha compiuto 67 anni, si è inventato un marchio che, grazie a fatturati sempre in crescendo (607 milioni di euro nel 2019), tra il 1985 e il 2001 ha reso possibile il restauro del borgo di Solomeo e la consacrazione di un'azienda che, oggi, dà lavoro a oltre duemila dipendenti. Nel 2018 il mensile Robb Report, che registra con puntualità il trend del menswear di lusso, ha definito Brunello Cucinelli il fashion designer che ha ridefinito la moda maschile degli ultimi trent'anni assieme a Ralph Lauren. Per la rivista Forbes, nel 2018 Cucinelli occupava il trentatreesimo posto tra i più ricchi d'Italia, con un patrimonio di 1,5 miliardi di euro. Forse volgendo simbolicamente lo sguardo al futuro, a maggio ha lasciato l'incarico di Ceo dell'azienda. Largo ai giovani. Nella fattispecie a Luca Lisandroni e Riccardo Stefanelli, due quarantenni, nuovi ad e Ceo, con deleghe rispettivamente per l'area Mercati e per l'area Prodotto e Operations. Tuttavia, ha tenuto per sé la direzione creativa: "È con grande emozione e speranza che guardo al futuro dell'umanità e della nostra industria", queste le sue parole per annunciare l'avvicendamento. "Immagino che questi due giovani, uomini di grande valore professionale e innamorati dei grandi concetti universali di verità, bellezza e umanità, possano condurre l'impresa per lungo tempo come esempio di custodia per le future generazioni". Sull'andamento dell'economia e della sua azienda (l'imprenditore prevede di chiudere il 2020 con un calo del 10%, ma è molto positivo sul 2021, anno per il quale auspica una crescita del 15%), nei giorni scorsi, a Milano per la Settimana della Moda, ha detto: "Questo è un anno di passaggio, ma non un anno perso, il prossimo sarà quello del riequilibrio. La gente non ha smesso di comprare. Certo oggi siamo più preoccupati della pandemia che dei vestiti, ma il virus non ha cambiato i nostri desideri, così come la nostra è la stessa azienda con 2024 dipendenti tanto prima che dopo il lockdown". Quando è scoppiata la pandemia gli stabilimenti sono stati chiusi una settimana prima che fosse imposto: "A marzo ho deciso di non licenziare nessuno e di non chiedere sconti a nessuno, abbiamo mantenuto onestamente gli accordi e ora ad agosto abbiamo finito le consegne invernali e abbiamo anche fatto le collezioni fisiche". Chiusura sul futuro della moda: "Sta evolvendo in senso sofisticato, con meno sovrapposizioni, forse collima con il momento ma forse è anche normale che ci sia questo cambiamento dopo anni".
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