Niente concerti, nessun rimborso del biglietto e spettacoli rinviati. E' accaduto l'anno scorso a causa del Covid. Si ripete anche oggi, sempre per la stessa ragione. La musica dal vivo, almeno quella dei grandi eventi che richiamano decine di migliaia di persone, si prepara ad accusare un altro colpo durissimo, un'altra stagione senza spettacoli. Nei giorni scorsi Pearl Jam, nota rock band americana, ha annunciato lo slittamento al 2022 del concerto previsto per il prossimo 26 giugno all'autodromo "Dino Ferrari" di Imola. E' solo l'ultimo rinvio in ordine di tempo. Qualche giorno fa anche lo staff di Zucchero Fornaciari, pop star italiana conosciuta in tutto mondo, ha fatto sapere che i 15 concerti programmati nella fantastica cornice dell'Arena di Verona si faranno l'anno prossimo. Stesso discorso per Eric Clapton. Il grande chitarrista inglese aveva programmato due tappe italiane del suo tour mondiale, ma gli show previsti al Forum di Assago (Milano) e alla Unipol Arena (Bologna) sono stati rinviati di un anno. Niente "fronte del palco" anche per Vasco Rossi, atteso da una serie di spettacoli nei grandi festival rock italiani.

Insomma, per il momento di concerti non se ne parla proprio. E vista l'emergenza sanitaria di questi giorni sembra improbabile che nel nostro Paese (ma non solo) venga riproposto l'esperimento andato in scena nei giorno scorsi a Barcellona, dove è stato organizzato un concerto rock con 5000 persone. Prima dello spettacolo tutti gli spettatori si sono sottoposti a un test anti Covid. Solo sette persone, risultate positive al tampone, non hanno assistito allo show. Il concerto si è svolto regolarmente e tutti in platea hanno indossato la mascherina. In tanti hanno visto un segnale se non di ripresa quantomeno di speranza, visto che ormai da un anno e mezzo la musica dal vivo e praticamente sparita. Non si suona negli stadi e nelle gradi arene, ma non solo. Anche i club sono chiusi. La programmazione è bloccata e tutta la filiera del mondo della musica è ferma. Tantissimi promoter, decine di migliaia tra tecnici e musicisti sono rimasti senza lavoro. Nelle scorse settimane numerosi artisti italiani hanno dato vita a un'iniziativa di denominata "L'ultimo concerto". Sono stati annunciati degli spettacoli, che ovviamente non si sono potuti tenere. I musicisti e i gestori dei locali hanno protestato con il silenzio.

.Il 28 febbraio tantissime persone si sono collegate con siti web e le pagine social dei club che hanno aderito all'iniziativa. Qualcuno era convinto che fossero in programma concerti in streaming. Niente di tutto questo, solo silenzio e immagini delle sale vuote dei 130 locali italiani, dove si tengono spettacoli soprattutto durante la stagione invernale.

La protesta ha interessato anche la Sardegna. Nell'ottobre scorso centinaia di artisti si sono ritrovati a Cagliari davanti alla Prefettura. Insieme ai musicisti c'erano anche tantissime persone che lavorano nel mondo del cinema e del teatro. Tutti insieme per chiedere maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

Anche nell'Isola tutta la filiera dello spettacolo è bloccata. Sagre e feste di paese sono state sospese. Non si è fermata solo la musica leggera, ma anche quella tradizionale. Centinaia di artisti che gravitano nel mondo del folk non si esibiscono ormai da più di un anno e mezzo. L'emergenza sanitaria ha fermato gruppi di ballo, suonatori e tecnici. Gli ultimi decreti governativi hanno lasciato qualche spiraglio per la possibile riapertura dei teatri, ma la nuova ripresa dei contagi per il momento non consente l'organizzazione di alcun evento.
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