Una vendemmia molto speciale, quella del 2023. Potrà ospitare quei vacanzieri che, tra trolley e viaggio low cost, sognano filari, cesoie, guanti e cassette dove adagiare il grappolo appena staccato dalla vite. È il desiderio di ogni vero enoturista che pagherebbe (e in alcune regioni paga) pur di vivere tra vigna e cantina la grande passione dedicata al buon vino. La vendemmia turistica ora esiste. È stata riconosciuta e tutelata con un protocollo di intesa ufficiale firmato mercoledì 12 luglio a Roma fra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e l’Associazione italiana Città del Vino. E che non si tratti di soddisfare il capriccio di qualche villeggiante stravagante lo dicono i numeri: nel Bel Paese girano oltre 14 milioni di enoturisti per un business del valore di 2,5 milioni di euro.

TRA I FILARI Subito i primo paletto che sgombra il campo da possibili equivoci. «Per vendemmia turistica si intende l’attività di raccolta dell’uva, non retribuita, di breve durata, episodica, circoscritta ad appositi spazi, avente carattere culturale e ricreativo, svolta da turisti e correlata preferibilmente al soggiorno in strutture ricettive del territorio e/o alla visita e degustazione delle cantine locali nell’ambito di un’offerta turistica di tipo integrato».  Così recita l’articolo 1 delle linee guida siglate dal direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Paolo Pennisi e dal presidente di Città del Vino, Angelo Radica. L’accordo nazionale evidenza inoltre che «per lo svolgimento della vendemmia turistica non può essere corrisposto ai turisti che partecipano a questa attività alcun emolumento comunque denominato, né in denaro né in natura». Non solo. L’attività è limitata a poche ore «alternativamente nella fascia oraria antimeridiana o postmeridiana e non può ripetersi per più di 2 volte nella stessa azienda vitivinicola nell’arco della stessa settimana». Massima attenzione agli aspetti della sicurezza. Il protocollo infatti stabilisce che «i filari della vendemmia turistica devono essere resi riconoscibili e distinguibili dai luoghi ove i professionisti svolgono la vendemmia ordinaria, con l’apposizione di idonei cartelli, inoltre andranno indicati nella dichiarazione al Suap o sportello equipollente, le coordinate mappali (foglio e particella) avendo cura di escludere in maniera tassativa lo svolgimento promiscuo delle due attività».

Vendemmia, la raccolta di Nasco. Foto archivio L'Unione Sarda
Vendemmia, la raccolta di Nasco. Foto archivio L'Unione Sarda
Vendemmia, la raccolta di Nasco. Foto archivio L'Unione Sarda

NELL’ISOLA. Tra i promotori del documento appare la Sardegna assieme a Piemonte e Friuli. «l nostro coordinamento ha lavorato da anni fornendo un importante contributo», commenta Giovanni Antonio Sechi, coordinatore regionale e assessore comunale di Usini. «Ringrazio la consigliera nazionale per la Sardegna Elena Cornalis; il vice sindaco di Sennori, direttore provinciale dell’Ispettorato del Lavoro di Sassari, Massimiliano Mura e il direttore dello Spresal - Zona Nord, Pietro Masia, con i quali abbiamo lavorato intensamente per fornire il nostro contributo». Grande soddisfazione anche da parte di Assoenologi Sardegna. Così il presidente dell’organizzazione Mariano Murru: «Una bella notizia. Un’opportunità in più per il produttore per far conoscere territorio tradizioni e specificità dei vitigni e per il consumatore appassionato di vivere il momento più importante per chi si occupa di viticoltura e della produzione di vini. Il momento più atteso, più gioioso il compimento di un intero anno di lavoro che darà luce ai vini futuri. Per noi sardi - aggiunge inoltre Murru – un particolare momento di festa collettiva, che riunisce la famiglia e la comunità in un momento di socialità che coinvolge tutti. Poter fare queste esperienze con norme ben precise darà tranquillità alle aziende e permetterà di sviluppare interiormente il turismo legato al mondo del vino».

TUTELA E CONTROLLI. Il protocollo impone la presenza di tutor qualificati o referenti aziendali a cui è affidata la supervisione continuativa. «Dovranno vigilare sul rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza e garantire il perseguimento delle finalità culturali e ricreative dell’evento». Dovranno seguire massimo 8 vendemmiatori turistici «salva diversa disposizione della normativa locale di riferimento». Tutti dovranno indossare un cartellino o braccialetto identificativi rispettivamente con la scritta "tutor" e "vendemmiatore turista". Massima sicurezza anche per quanto riguarda le attrezzature e gli indumenti e calzature indossate. «Prima dell’inizio dell’attività di vendemmia, il tutor aziendale dovrà fornire al turista, le istruzioni adeguate sull’utilizzo delle attrezzature e i comportamenti da tenere durante le operazioni, vigilando, in presenza, sul rispetto delle istruzioni impartite. Ai vendemmiatori non professionisti è vietato l’utilizzo di qualsiasi macchina agricola sia lo svolgimento delle operazioni di carico e scarico delle cassette da uva. «Questo strumento, insieme alla Legge Regionale sull’Enoturismo approvata all’unanimità nel giugno del 2021 dalla V Commissione Agricoltura e dal Consiglio regionale regolamenterà definitivamente la materia e darà ulteriore impulso alle nostre aziende che si registreranno, aumentando l’offerta turistica qualitativa a favore dei moltissimi enoturisti», conclude il coordinatore regionale della Sardegna Sechi.

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