Giocò come il gatto coi topi e dopo 153 chilometri potè alzare le braccia a Sinnai in segno di vittoria. Anzi, quel giorno di cinquant’anni fa esatti (7 novembre 1971), Francesco Moser ne alzò uno solo, perché non dovette sembrargli un grande sforzo battere quei pochi dilettanti “continentali” e i generosi corridori sardi. Il primo dei nostri, come raccontò allora Gianni Piras su L’Unione Sarda, fu Gianni Carta, registrato dal giudice d’arrivo al quinto posto con 19’20” di ritardo dal ventenne di Palù di Giovo, trionfatore della terza Coppa Antonio Cardia.

L'Unione Sarda dopo la vittoria di Moser a Sinnai
L'Unione Sarda dopo la vittoria di Moser a Sinnai
L'Unione Sarda dopo la vittoria di Moser a Sinnai

Astro nascente

Francesco Moser, ultimo di una dinastia di corridori (i suoi fratelli Enzo, Aldo e Diego furono addirittura professionisti), non era certo arrivato in Sardegna da sconosciuto. Sebbene avesse iniziato a correre da appena due anni aveva già il cognome e soprattutto le vittorie che parlavano per lui: quell’anno, con la maglia della Bottegone, si era imposto in due tappe e aveva conquistato la classifica finale del Giro d’Italia per dilettanti. Esattamente dieci mesi dopo, avrebbe rappresentato l’Italia alle Olimpiadi di Monaco, classificandosi settimo nella corsa a punti e, nel 1973, sarebbe finalmente passato professionista con la Filotex in cui correvano anche Aldo e Diego.

Moser tra i cicloamatori a Monserrato (archivio L'Unione Sarda)
Moser tra i cicloamatori a Monserrato (archivio L'Unione Sarda)
Moser tra i cicloamatori a Monserrato (archivio L'Unione Sarda)

La carriera

Moser ha un palmares imbarazzante per varietà e numero di successi. Corridore potente, completo, irriducibile, generoso e amatissimo dal pubblico, anche in Sardegna, naturalmente. Ufficialmente i suoi successi da pro sono 148: in ordine sparso, tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, la Milano-Sanremo, la Freccia Vallone, il campionato mondiale. Si diceva che non fosse adatto alle corse a tappe perché in salita non era al livello dei migliori però, oltre a due Tirreno-Adriatico e una Volta a Catalunya, riuscì a vincere il Giro d’Italia nel 1984 (complice l’annullamento dello Stelvio e la superiorità a cronometro) ma non fu un caso. Era stato maglia bianca di migliori giovane al Tour de France e al Giro era stato due volte secondo, una terzo e una quarto. A parte, ci sono i successi su pista, dal mondiale nell’inseguimento al leggendario record dell’ora di 51,151, numero che dà il nome al vino di punta della sua produzione, dato che si è dedicato a curare i vigneti di famiglia, senza mai smettere di andare in bicicletta. Non a caso pochi giorni fa ha partecipato alla Staffetta Cremisi per la Pace, organizzata dai Bersaglieri nel Centenario del Milite Ignoto.

Francesco Moser a\u00A0Sarroch nel 2002\u00A0(archivio L'Unione Sarda)
Francesco Moser a\u00A0Sarroch nel 2002\u00A0(archivio L'Unione Sarda)
Francesco Moser a Sarroch nel 2002 (archivio L'Unione Sarda)

Il ritorno nell’Isola

Tra tanti successi, ce n’è uno in terra sarda, colto a Nuoro il 26 febbraio del 1978, nel Giro di Sardegna. Un successo prezioso, perché il primo ottenuto con indosso la maglia iridata conquistata a San Cristobal pochi mesi prima. Lui e il compagno di squadra nella Sanson, Roger De Vlaeminck (che quell’anno vincerà poi la Sassari Cagliari con Moser nono), misero nel sacco il belga Rik Van Linden. De Vlaeminck stesso finì terzo, davanti a Beppe Saronni. Il grande rivale si rifece due volte: a Santa Teresa Gallura dopo due giorni, quando Moser tentò invano di attaccare il leader Knudsen, e nel 1982, ancora a Nuoro, quando i ruoli si invertirono e Moser fu quarto. Beppe vinse poi quel Giro di sardegna con Francesco sesto in classifica.

Moser, Fabio Aru e Davide Cassani\u00A0(foto c.a.m.)
Moser, Fabio Aru e Davide Cassani\u00A0(foto c.a.m.)
Moser, Fabio Aru e Davide Cassani (foto c.a.m.)

Fine carriera

Le avventure ciclistiche dello “Sceriffo” trentino in Sardegna finiscono qui ma nella terra dove corse due sole Sassari-Cagliari (45° nel ’77 e appunto 9° nel ‘78) Moser, oggi un ancora aitante settantenne, continua ad avere amici ed estimatori e ha fatto ritorno più volte. Per esempio per inaugurare a Sarroch il prezioso ciclodromo che ancora oggi è teatro degli allenamenti del giovanissimi del Velo Club (e non solo loro), o per partecipare, a Monserrato, a iniziative benefiche. I suoi tifosi erano e sono ancora tanti. Anzi, visti i rapporti deteriorati tra il suo rivale storico e il Cavaliere dei 4 Mori, Fabio Aru, forse oggi sono anche aumentati.

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