Tutto è iniziato cinquant’anni fa: “I miei genitori, da Seulo, erano emigrati in Belgio, mio padre lavorava in una miniera. Poi decisero di tornare in Sardegna”. A Cagliari, in via Tempio. Era l’aprile del 1973.

Nasce così il Roxy Bar, dieci anni esatti prima che Vasco scrivesse Vita spericolata e la strofa sul whisky e le star: “Il nostro è sempre stato un bar di quartiere: il punto di riferimento per le famiglie della zona e per gli studenti fuori sede. Quell’impostazione è rimasta: siamo un po’ una seconda casa per tante persone”, dice Mino Ghiani, 59 anni (“ne farò 60 a maggio”) dietro il bancone dell’attività creata dai suoi genitori Mario e Giovanna, ora gestita insieme ai fratelli Andrea e Ulisse.

Clientela trasversale (“qui si ritrova gente di destra e di sinistra, si discute di stile Mod e musica punk”), cornetto e cappuccino di mattina, birretta e panino di sera, il Roxy ha resistito e si è evoluto negli anni: “Quando hanno iniziato i nostri genitori era tutto più facile, bastava la voglia di fare per lavorare bene. Ora è più difficile: bisogna avere più prodotti e garantire servizi diversi. L’unica cosa che non è cambiata è il rapporto con la clientela: quello c’è sempre stato. Qui prima c’era il telefono pubblico, lo usavano tanti ragazzi che arrivavano da altre zone della Sardegna per studiare a Cagliari. Adesso non c’è più il telefono a gettoni. L’equivalente è il wifi, oppure i tavolini a disposizione per poter lavorare in smart-working. Un mese fa un ragazzo ha addirittura preparato la tesi di laurea”, racconta Ghiani. Oppure ci sono i bambini di elementari e medie, che hanno scelto il Roxy per le loro merende e per giocare. Tanto che nei giorni scorsi gli studenti di una scuola vicina si sono presentati con un cartello per festeggiare i 50 anni e hanno intonato “Happy birthday” in via Tempio.

I bambini festeggiano i 50 anni del Roxy bar
I bambini festeggiano i 50 anni del Roxy bar
I bambini festeggiano i 50 anni del Roxy bar

In cinquant’anni il quartiere è cambiato. “Non ci sono più gli artigiani. Qui vicino c’erano falegnami, idraulici, ora quel tessuto di attività si è impoverito, è rimasto veramente poco”. E anche l’ambiente è cambiato: “Quando siamo arrivati Villanova era, come dire, un po’ più rock. Certa gente si arrangiava per vivere. C’era anche qualche scippo, come in tutto il centro storico. Ora è una zona tranquilla e ben frequentata”.

Altra evoluzione. Negli anni Ottanta e Novanta il bar veniva utilizzato come fermoposta: “Nel vicinato vivevano tanti studenti, le famiglie facevano arrivare qui i pacchi con il cibo e altre cose”. Adesso all’ingresso c’è un angolo occupato dalle consegne di Amazon.

Mario e Giovanna Ghiani, fondatori del Roxy bar di Cagliari nel 1973
Mario e Giovanna Ghiani, fondatori del Roxy bar di Cagliari nel 1973
Mario e Giovanna Ghiani, fondatori del Roxy bar di Cagliari nel 1973

Il Roxy resiste come uno dei pochi bar a gestione esclusivamente familiare. “Io non volevo fare questo lavoro”, dice Ghiani, “quando hanno aperto i miei genitori avevo dieci anni, vedevo l’impegno e la fatica che serviva per mandare avanti l’attività. Poi ho cambiato idea: all’inizio degli anni Novanta la porta dell’ovile era aperta e io sono entrato”. Insieme a lui i fratelli Andrea, 55 anni, e Ulisse (52). Mattina, pomeriggio, sera: ognuno ha il suo turno. E la sua clientela. Nel tempo tavolini e bancone sono stati un set per Bepi Vigna, che qui ha girato qui un cortometraggio, e Joe Perrino che ha scelto il bar per ambientare una parte del videoclip di “All’uscita della galera”.

Il momento più difficile da gestire? “Quando ero piccolo avevano accoltellato mio padre, proprio qui fuori. Uno choc. Mi ricordo che era venuto a casa un giornalista dell’Unione Sarda, Ruggero Melis”, risponde Ghiani. E la soddisfazione più grande? “Andiamo avanti da 50 anni, oggi ci capita di servire tanti figli di nostri clienti storici. Vuol dire che siamo apprezzati. Un tempo addirittura qualche famiglia lasciava qui i bambini, tanta era la fiducia in noi. E poi siamo diventati amici di molti ragazzi che frequentano il bar, siamo stati invitati in diversi matrimoni: questa è senza dubbio la parte più bella del nostro lavoro”.

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