Nel capoluogo della Sardegna si muore di più all’anno scorso. Nel 2021 i decessi sono stati 3.206, quest’anno sino a fine agosto le morti sono state 2.443 (2167 nello stesso lasso di tempo dell’anno scorso). Un trend in crescita che non fa altro che peggiorare il saldo naturale delle tabelle demografiche del Comune di Cagliari. A fronte di questo dato dell’Ufficio anagrafe viene alla luce che sono sempre di più i cagliaritani che scelgono la cremazione per i loro cari che passano a miglior vita. Oltre la metà di chi muore in città finisce in cenere, una scelta dettata da vari motivi, primo fra tutti quello economico. I costi di un funerale tradizionale rispetto a uno con cremazione variano in media di mille euro. C’è poi l’aspetto affettivo: con la cremazione è possibile portare a casa il vaso con le reliquie, che però possono anche essere suddivise tra i parenti o disperse, rispettando i limiti legali, nella terra, nel mare, nei fiumi e nei laghi. I dati forniti dal Municipio mettono in luce l’inversione di tendenza dei cagliaritani nei confronti della cremazione. Nel 2021 a fronte di 3.206 decessi in città le cremazioni sono state ben 1.724. In sostanza più del 50 per cento dei defunti è stato cremato nel forno del cimitero di San Michele. Quest’anno (al 12 settembre) le incinerazioni sono state 1.617 su 2.443 decessi (a fine agosto). Un numero, come detto, destinato a crescere visto che a settembre, sempre al 12, erano state eseguite 55 cremazioni. La cremazione sta prendendo sempre più piede anche se la Chiesa invita a mantenere la consuetudine di seppellire i cadaveri. Con la sepoltura dei corpi, per chi crede, si conferma la fede nella risurrezione della carne e l’alta dignità del corpo. A fare chiarezza ci aveva pensato anche Papa Francesco. Chi sceglie di cremare i propri cari deve sapere che la Chiesa non consente la conservazione delle ceneri nella propria abitazione, né la spartizione tra parenti, o ancora, la dispersione al vento, in mare o in montagna. «Sempre più cagliaritani scelgono questa forma di rito», conferma Marina Adamo, assessora comunale ai Servizi cimiteriali. Il Comune, per risparmiare spazi nei sempre più pieni camposanti, punta tutto sulla cremazione. «Siamo pronti per far partire una nuova campagna di informazione già proposta tempo e fa basata sullo slogan Una scelta che non muore mai». «In tempi brevi – aggiunge l’assessora – ci sarà un nuovo forno più moderno ed efficiente che accorcerà i tempi». Il vecchio impianto soddisfa a fatica le richieste che arrivano non solo da Cagliari ma anche dalla Città metropolitana e dai centri dell’hinterland e riesce a gestire solo sei salme al giorno.

Altra novità importante riguarda il cimitero monumentale di Bonaria. «Abbiamo restaurato alcuni blocchi all’Orto delle Palme che stiamo mettendo a disposizione per i cinerari familiari. Entro settembre si concluderà la procedura per l’assegnazione», precisa Adamo. La concessione avrà una durata di 60 anni, rinnovabile per altri 30.  Ma quanto costa una cremazione e perché i cagliaritani scelgono con sempre maggiore frequenza di finire in cenere? «Rispetto a un funerale tradizionale si possono risparmiare oltre mille euro», afferma Claudio Bonu, dell’agenzia Sorrentino. «Organizzare le esequie tradizionali costa circa 5.000 euro, compreso il loculo; per la cremazione si arriva a spendere in media 3.800/4000 euro». Quest’ultima cifra comprende l’incinerazione (413 euro per chi risiede e muore in città), il colombario (500) e i servizi funebri (3.000). La residenza e il luogo del decesso fanno la differenza sul costo finale: per la cremazione di chi muore a Cagliari, ma non vi risiede si spenderanno 600 euro; per chi vive e muore fuori città il costo sale a 780 euro. 

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