Nuoro bussa alla porta, Macomer si sfila. Aggiustamenti che comunque non intaccano una realtà da grandi numeri. Le compagnie barracellari, originale forma di polizia rurale, sono una specialità tutta sarda con radici profonde. Hanno una storia lunga oltre 450 anni, ancora molto vitale. Costituiscono una presenza fondamentale per la sicurezza delle campagne soprattutto in funzione antiabigeato e antincendio, come pure di protezione civile.

Le nuove funzioni, in materia di caccia e pesca, danno ulteriore linfa a una figura che, nonostante sia eredità del passato, è capace di rinnovare nel tempo ruoli e responsabilità affiancando, per esempio durante l’emergenza Covid, forze di polizia e amministrazioni comunali.

A Macomer, dopo le dimissioni di diversi volontari, la compagnia è giunta al capolinea. A Nuoro invece i futuri barracelli si preparano all’impegno attivo, sotto la guida del comandante Lallo Manca. A fine 2023 il Consiglio comunale dà il via libera unanime: una cinquantina i volontari promossi sulla base dei requisiti morali previsti dalla norma. «La compagnia barracellare sarà uno strumento molto importante per la vigilanza delle nostre campagne, dove sono sempre più frequenti i furti soprattutto nelle ore notturne, e sarà di supporto alle attività della polizia locale», spiega il sindaco Andrea Soddu.

I volontari nuoresi si preparano a un impegno di peso. «L’oasi del monte Ortobene è abbandonata a se stessa, non ci sono controlli», sottolinea Manca richiamando una priorità condivisa da molti cittadini visto che si registrano saccheggi nelle case private come pure tagli di legna abusivi. «Bisogna ripristinare condizioni di sicurezza anche nell’agro», aggiunge. Ma nei pensieri e nei programmi non ci sono solo le campagne visto che si punta a garantire un servizio adeguato anche nei parchi urbani, come Sant’Onofrio, Ugolio, Tanca Manna.

Lallo Manca
Lallo Manca

Lallo Manca

Nel nome della prevenzione si prevede una vigilanza estesa notte e giorno con controlli diffusi che, per esempio, riguardano anche i cani per verificare se hanno il microchip, oppure le condizioni di sicurezza di piste ciclabili e marciapiedi. «C’è tanto da fare, con la nostra presenza vogliamo dare più tranquillità», spiega Manca che tratteggia una figura meno stereotipata del barracello. «Non è più quello di una volta che non faceva altro che inseguire gli abigeatari», aggiunge. In città i barracelli saranno disarmati, avranno una divisa, cercheranno di promuovere le buone pratiche, con tanto senso civico, ma senza multe.

La figura del barracello è molto diffusa in tutta l’Isola. Nel 2023 l’assessorato regionale agli Enti locali, guidato da Aldo Salaris, censisce 163 compagnie che riuniscono 4265 barracelli. Alcune vantano numeri più imponenti. Al top le compagnie di Fonni con 98 barracelli, Bitti con 96, Nule con 91, Bono con 90, San Teodoro con 87. In relazione ai residenti hanno numeri rispettabili piccole comunità come Lodine con 41 soci, Ittireddu con 55, Padru con 58, Oschiri con 59, Benetutti con 66, Gavoi con 75.

Anche una città come Sassari può contare su questi volontari: in tutto 81. La città turritana è un punto di riferimento storico importante. La prima citazione significativa risale al 1572-1574 quando il sindaco di Sassari chiede al Parlamento che “il sistema dei barrancelli” venga esteso a tutta la Sardegna a causa della grave situazione dell’ordine pubblico nelle aree rurali. Nel 1597 l’allora città regia affida, con un atto costitutivo, ad alcuni barracelli l’incarico di vigilare e tutelare la proprietà soprattutto per limitare furti e danni legati al mondo agropastorale. Già prima, però, nel 1347 il giudice Mariano IV, padre di Eleonora d’Arborea, promulga il codice rurale o agrario che diventa modello d’ispirazione del barracellato, istituito ufficialmente a fine Cinquecento.

Nel 1609 ad Alghero i Consigli generali eleggono i “barranchelos” per la prevenzione di furti e abigeato: hanno licenza di “multare” cavalli, buoi e asini trovati nelle vigne. La rete si estende dal XVII secolo. Obiettivo la difesa dei campi, la protezione dei beni agricoli, di coltivazioni e capi di bestiame con l’obbligo al risarcimento del danno subito per colpa di ladri, incendi o pascolo abusivo. Il primo regolamento a livello regionale arriva nel 1799. Nel 1853 una legge stabilisce l’arruolamento volontario. Nel tempo ci sono altri passaggi normativi fino a quello fondamentale del 15 luglio 1988 quando la Regione approva la legge 25 che disciplina funzioni e competenze, ancora oggi a base dell’attività delle compagnie. Sul fronte della sicurezza delle campagne diventa fondamentale l’attività antincendio e la collaborazione con il Corpo forestale. La repressione dell’abigeato non è più l’unica incombenza anche se resta in testa alle priorità “salvaguardare le proprietà affidate loro in custodia dai proprietari assicurati, verso un corrispettivo determinato secondo le modalità previste dalla presente legge”. Controllo degli scarichi di rifiuti civili e industriali, salvaguardia del patrimonio boschivo e dei pascoli montani, di quello idrico in relazione all’inquinamento, dei beni del Comune di appartenenza, tutela di aree protette, protezione civile, caccia e pesca: il ventaglio delle competenze diventa molto ampio, specchio delle esigenze del tempo.

Archivio Unione Sarda
Archivio Unione Sarda
Barracelli nel Nuorese

Nel 2023 Salaris, assieme a Lucia Tidu, capo di Gabinetto dell’assessorato degli Enti locali, ai barracelli sardi incontrati a Sassari, Tramatza e Selargius fa il quadro generale: «Le compagnie attive nell’anno 2023 sono 163. Con le nuove istituzioni si arriva a circa 170. Di queste 142 hanno partecipato alla campagna antincendio per l’anno corrente. Le compagnie sono presenti diffusamente nel territorio regionale coprendo quasi la metà dei Comuni dell’Isola. La composizione varia da un minimo di dieci unità a circa cento». Questa capillare rete è sostenuta ogni anno da 5 milioni di euro attinti dai fondi regionali. A fine 2023 la Giunta Solinas delibera altri finanziamenti: 17 milioni di euro da distribuire ai Comuni sede di una compagnia barracellare. Serviranno all’acquisto di nuovi mezzi e attrezzature per l’attività antincendio.

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