L’incubo della Rianimazione, la lontananza dai cari e la paura di non farcela. Il Covid ha avuto effetti devastanti soprattutto per le persone più anziane. Studiare le conseguenze cognitive, psicologiche, psichiatriche e motorie a lungo termine sono l’obiettivo dello studio del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze Territoriale di via Romagna, condotto da un equipe di 2 medici geriatri e 3 psicologhe, in collaborazione con il Dipartimento dell’Area Medica della ASSL di Cagliari, che include i reparti Covid del Santissima Trinità e del Binaghi, e con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali dell’Università di Cagliari. Daniela Viale è psicologa e psicoterapeuta, nell’Unità operativa complessa Geriatria e nel Centro disturbi cognitivi e demenze Territoriale del distretto 1  della ASSL Cagliari.

- Dottoressa Viale, come è nato il vostro studio?

“Considerando le evidenze scientifiche sui possibili danni a lungo termine nei pazienti che hanno contratto il Covid e l’aumentato rischio nella popolazione anziana di esiti sfavorevoli, in termini di disabilità, peggioramento della qualità di vita, abbiamo pensato di rivolgere lo studio ai soggetti con più di 65 anni che sono stati ricoverati nell’area medica del Santissima Trinità di Cagliari. Lo scopo dello studio è quello di analizzare le performance cognitive, neuropsichiatriche, psicologiche e motorie delle persone per un anno intero con valutazioni effettuate ogni 6 mesi. Questo studio è stato avviato nel Centro Disturbi Cognitivi e Demenze Territoriale di via Romagna, è condotto da un equipe di 2 medici geriatri e 3 psicologhe, in collaborazione con il Dipartimento dell’Area Medica della ASSL di Cagliari, che include i reparti Covid del Santissima Trinità e del Binaghi, e con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali dell’Università di Cagliari”.

- Qual è il vostro l'obiettivo?

“Offrire un servizio di valutazione psico-geriatrica, screening ed eventuale presa in carico delle persone ricoverate per infezione da Sars-cov 2 che accettano di partecipare allo studio. Il nostro obiettivo è infatti intercettare precocemente situazioni di fragilità, favorire una presa in carico globale presso un Centro specialistico, sia dal punto di vista geriatrico che psicologico, attivare interventi di prevenzione in quei soggetti con maggiori fattori di rischio”.

- Che riflessi ha avuto il Covid su pazienti con più di 65 anni ricoverati in Rianimazione?

“La pandemia ha modificato radicalmente il tempo e il modo di cura negli ospedali privando i pazienti delle interazioni e limitando, in una condizione di grande fragilità e bisogno, il diritto alla relazione e alla comunicazione con gli affetti più significativi. Anche il contatto con gli operatori sanitari si è dovuto adattare alla necessità di distanziamento, all’interazione mediante presidi di protezione individuale quali mascherine, visiere, caschi; i pazienti hanno dovuto imparare a riconoscere gli operatori dalla voce e dagli occhi, hanno imparato nuove forme di contatto umano. Alcuni di loro hanno vissuto momenti interminabili immobili, guardando il soffitto, isolati dal resto del mondo. Tutto ciò può aver lasciato dei segni soprattutto nei soggetti più fragili: angoscia, ricordi dei momenti di disperazione, pensieri di non farcela, di non rivedere i propri cari. L’atteggiamento di cura ed attenzione degli operatori sanitari è stato determinante per la maggior parte dei pazienti. Dai loro racconti emerge che si sono sempre sentiti non solo curati dal punto di vista medico ma anche e soprattutto supportati emotivamente. Tuttavia in alcuni casi il disagio può persistere e rientrare negli effetti del cosiddetto “long-covid  che si può manifestare, oltre le 12 settimane dall’infezione. Si possono avere complicanze multi-organo (a carico del sistema respiratorio, neurologico, gastrointestinale e muscolo-scheletrico) e/o ripercussioni sul benessere psicologico (deficit di concentrazione, attenzione, memoria, senso di confusione, nebbia mentale, “brain fog”, facile affaticabilità, disturbi del sonno, ansia, depressione, sino a sintomi ascrivibili a Disturbo Post Traumatico da Stress)”.

- La loro vita è peggiorata?

“Stiamo studiando quali effetti ha avuto sulle persone sopra i 65 anni in relazione alla loro autonomia funzionale, motoria, e al benessere psicologico e cognitivo seppur non misurandoli in modo diretto se la vita delle persone colpite dal Covid sia peggiorata. Non possiamo quindi rispondere in maniera oggettiva, perlomeno non alla domanda diretta. In generale possiamo affermare, in termini di adattamento all’esperienza del Covid, che alcune persone possono percepire un peggioramento della propria qualità di vita a seguito dell’esperienza vissuta. Quello che sappiamo è che una caratteristica degli esseri umani è essere resilienti e quindi “programmati” a reagire alle avversità. In alcuni casi è necessario intercettare le situazioni di maggiore fragilità per intervenire in modo specifico e finalizzato ad un più rapido e duraturo recupero del proprio benessere psicologico e della precedente condizione di vita”.

- Stress, difficoltà di concentrazione e problemi cognitivi,il Covid sta lasciando ferite profonde. Come aiutate i pazienti ad affrontare questi problemi?

“Creando un contesto ambulatoriale in cui il personale può prendersi cura delle difficoltà espresse, sia cognitive che psicologiche, attraverso un percorso psico-geriatrico specifico. In particolare sono previsti cicli brevi di sostegno psicologico, incontri per l’elaborazione dei ricordi traumatici, counseling e psico-educazione per favorire una migliore elaborazione della propria esperienza, stimolare i processi di resilienza e adattamento, predisponendo il soggetto verso una prospettiva di recupero e miglioramento. Riteniamo che il valore di questa esperienza stia nella presa in carico globale della persona in un’ottica multidisciplinare e di integrazione delle competenze tra il geriatra e lo psicologo”.

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