Da Alfonsina (Strada, ovviamente) a Rosalina (quella della canzone di Concato) c’è un universo multiforme che racconta di donne in bicicletta. L’Italia può esibire una tradizione solidissima, antica: dalla polivalente Maria Canins che d’inverno trionfava sugli sci di fondo e d’estate vinceva il Tour de France, a Fabiana Luperini, detta Pantanina, scalatrice irresistibile. Dalla prima iridata Alessandra Cappellotto alla fuoriclasse Elisa Longo Borghini, punta di un movimento che sfoggia su strada e su pista autentiche stelle. E, nella mountain bike, chi non ricorda il trionfo olimpico di Paola Pezzo ad Atlanta? Quella zip aperta ha aggiunto un po’ di “pepe” a una gara diventata leggenda. E la Sardegna? Ha avuto le sue cicliste: la giovane sulcitana Annarita Pambianco batteva anche i maschietti, la chiamò perfino la Sanson, che allora andava per la maggiore. Con lei tentò la fortuna in Veneto anche Cristiana Matta, statuaria farmacista che di quella breve esperienza conservò l’attrezzatura che mostrava con fierezza nelle sue uscite quotidiane nel Cagliaritano.

Il movimento regionale non è cresciuto tanto in altezza, a dire la verità. Ma si è allargato a dismisura. Dalle bike delle palestre sono scese decine di atlete di mezza età che hanno ingrossato le file del triathlon e anche del ciclismo. Un fenomeno certificato da numeri in doppia e tripla cifra e per fortuna accompagnato dal fiore di un rilevante settore giovanile. La televisione aiuta: ormai tutte le principali classiche del pedale hanno la loro versione femminile che va in scena lo stesso giorno di quella maschile, sullo stesso percorso (ovviamente accorciata) e con la diretta tv. Personaggi come le olandesi Marianne Vos, Anna van der Breggen o Annemiek van Vleuten sono autentiche dive nei loro Paesi, e non solo. Le ragazzine vogliono essere come loro.

Come in molti sport di resistenza (nella maratona o nell’Ironman), nel ciclismo sardo le donne praticanti aumentano per numero e qualità. All’esordio della stagione su strada, a Olbia, le due classifiche della gara Esordienti (riservate ad atleti e atlete rispettivamente di 13 e di 14 anni) vedevano due maschietti vincitori ma lo stesso numero (due e due) di ragazzine tra le prime quattro. Certo, si dirà, a quell’età le differenza fisiologiche non esprimono ancora la superiorità maschile, ma è il segnale che c’è del materiale umano su cui poter lavorare. Purtroppo, per poter emergere a livello assoluto, tanto le ragazze quanto i ragazzi dovranno compiere un lunghissimo percorso che li porterà a dover lasciare la Sardegna per trovare l’ambiente dove esprimersi, ma questa non è una novità.

Simona Lobina in una gara su strada (foto Donori Biket Team)
Simona Lobina in una gara su strada (foto Donori Biket Team)
Simona Lobina in una gara su strada (foto Donori Biket Team)

La novità potrebbe invece arrivare - anzi arriverà - dal settore amatoriale, in cui la crescita della componente rosa è sotto gli occhi di tutti. Sino a oggi le (rare) donne hanno gareggiato assieme agli uomini, andando a caccia di un primo posto di categoria da celebrare dopo aver estratto il nome dai posti di retroguardia dell’ordine d’arrivo generale. È addirittura successo, qualche settimana fa a Guspini, che il giudice d’arrivo abbia sbaraccato allo scadere del tempo massimo (calcolato su quello del primo classificato), quando le donne non erano ancora giunte al traguardo. Facile immaginare i problemi a ricostruire la classifica femminile. Altro effetto collaterale sgradevole: poiché nel ciclismo la scia è fondamentale, la prestazione di una donna è inevitabilmente influenzata dall’uomo alla cui ruota pedala, quello che in maratona si chiama “gabbiano”. Per questo, l’aumento di numero rende finalmente maturi i tempi per gare con sole donne, più lineari e veritiere. La prima sarà sabato 8 maggio a Portoscuso, il 1° Trofeo Donna, di 38 km, organizzato in ambito Asi (iscrizione gratuita). Poi, ai primi di giugno, toccherà alla Federciclismo, nell’ambito del Giro delle Miniere, gara nazionale a tappe organizzata dalla Monteponi.

Beatrice Mistretta supera un ostacolo durante una gara di ciclocross (foto C.A. Melis)
Beatrice Mistretta supera un ostacolo durante una gara di ciclocross (foto C.A. Melis)
Beatrice Mistretta supera un ostacolo durante una gara di ciclocross (foto C.A. Melis)

Ottimi segnali sono arrivati dal fuoristrada. Donori è un esempio virtuoso: “La nostra società ha otto tesserate”, Spiega Nicola Schirru, presidente del Donori Bike Team, “che partecipano alle gare. Tra le altre società che ne hanno un bel numero mi vengono in mente Pul.Sar. e Alghero Bike, ma anche a Nuoro i Bike Team Demurtas sta lavorando bene in questo senso”. Nelle gare allestire a Donori si è registrata una presenza eccezionale: 12 donne (contando solo la categoria Master, più le giovani) in quella di ciclocross, ben 24 per la Point to point a Donori in mountain bike: “L’aumento delle partecipanti favorirà anche l’assegnazione dei titoli sardi di categoria”, conclude Schirru. “L’anno scorso non abbiamo assegnato alcuni titoli della mountain bike, comprese quello Marathon, per mancanza del numero minimo di atlete”.

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