Sedici anni possono bastare. Presto a Sanluri potrebbe sorgere il Museo giudicale della Sardegna. Gli intoppi burocratici non sono finiti però, grazie all’accordo con il ministero dei Beni culturali e la Regione, l’importante riferimento culturale potrebbe vedere la luce. Alberto Urpi, sindaco della cittadina del Medio Campidano sta combattendo con tutte le forze per riuscire a dare il via all’opera.

Sindaco Urpi, più che un traguardo un punto di partenza.

 “L’attesa non è ancora terminata. Non lo chiamerei un punto di partenza perché ancora non è partito niente. La Regione ci sta lavorando, speriamo bene”.

Come si svilupperà il Museo giudicale della Sardegna?

“Il Museo è di un’importanza fondamentale per Sanluri, per il territorio e per tutta la Sardegna, visto che è un museo regionale. Nel 2008 la Regione individuò come sedi del museo, per promuovere l’epoca giudicale e medievale, Sanluri e Oristano. Noi ci concentreremo sul far rivivere le battaglie che i giudicati hanno affrontato e sul centro documentale medievale, mentre Oristano curerà tutti i particolari della vita di Eleonora d’Arborea. A Sanluri si è combattuta l’ultima battaglia campale che ha sancito la sconfitta nei confronti della Corona d’Aragona, da noi sorgerà un’esposizione multimediale sulla battaglie e un centro documentale medievale per mettere a disposizione le leggi dei vari giudicati, i testi e le regole che regolavano la vita di questi che possono essere considerati stati a tutti gli effetti”.

Cultura e lavoro possono andare di pari passo?

“Assolutamente, noi ne siamo una testimonianza con il museo del Castello che già offre 10 buste paga. Il museo giudicale, che sarà realizzato nell’ex montegranatico, che sorge nella piazza di fronte al Castello, prevede l’assunzione di altre 10 persone tra guide turistiche, manutentori, e box office”.

Come sarà gestito?

“Proprio su quest’aspetto la Regione ha dato una svolta, il museo di Sanluri e di Oristano sarà gestito da una cooperativa o una società che vincerà la gara d’appalto e che usufruirà dei contributi regionali e della vendita dei biglietti”.

Qual è l’ultimo ostacolo da superare?

        “Questo museo dipende dall’assessorato regionale ai Beni culturali. L’iniziativa era già stata appaltata, era già stata scelta l’impresa che doveva occuparsi di multimedialità e la società che doveva digitalizzare i documenti e fare il restauro dei beni archeologici di Oristano. E’ stata costituita un’Ati che però non è andata avanti perché due imprese hanno fallito. Per evitare gli stessi intoppi, ora la Regione ha creato una cabina di regia con i due Comuni affinché ognuno possa fare l’appalto per la quota parte di museo che deve realizzare. Una volta finiti i lavori, come detto, la gestione sarà unica”.

Tempi?

“Sarebbe un successo se riuscissimo ad aprire il Museo giudicale della Sardegna entro due anni”.

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