“Ho sempre accettato di essere responsabile del mio team e capisco che le regole della Wada servano a tutelare lo sport che amo”. Jannik Sinner è stato consigliato molto bene, l’accordo con la Wada è un capolavoro diplomatico e legale che farà scuola.

“Accetto la sospensione di tre mesi”, bravo Jannik, tanti saluti alle cornacchie e a chi, per vezzo o per farsi notare nel pianeta fangoso dei social, cercava e sperava in una lunga squalifica. Il numero uno del mondo rientrerà all’inizio di maggio, ora che ha lasciato Doha potrà allenarsi e concentrarsi sul resto della stagione. Per lui, per lo sport italiano e per i tanti tifosi di questo ragazzo esemplare è il giorno della liberazione: “Grazie Angelo per essermi stato accanto e avermi sostenuto in tutti questi mesi”, queste le parole inviate da Sinner al presidente della Federtennis Binaghi, dopo aver metabolizzato la fine di questo tremendo periodo.

Mi prendo le colpe anche se sono innocente, il danno è minimo e la coscienza, per Sinner e il suo entourage, è pulita, come lo era prima. Nessun vantaggio dall’aver assunto – inavvertitamente – quel miliardesimo di grammo di Clostebol, ma solo l’ammissione di responsabilità per poter uscire in fretta – e pulito – da una situazione incredibile e ingiusta. Anche la Wada viene fuori da un tremendo vortice di pressione e polemiche. E’ andata bene, adesso l’attesa per il rientro (dal 4 maggio) sarà una passeggiata. Lo rivedremo a Roma, ma anche nei prossimi tre slam della stagione. “Il primo pensiero è per il ragazzo, si conclude una vergognosa ingiustizia”, dice Angelo Binaghi, “l’accordo certifica l’innocenza di Jannik e gli consente di pianificare, finalmente, il futuro”. A presto, Jannik.

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