"Dai primi calci al pallone in parrocchia a oggi - scrive Prandelli nell'introduzione al volume -, non riesco a quantificare le persone che ho incontrato, e mai mi sono posto il problema di come vivessero la loro sessualità. Sono sicuro che in molti la pensano come me; ciò nonostante, nel mondo dello sport ancora resiste il tabù nei confronti dell'omosessualità".

Sostiene ancora Prandelli, nell'anticipazione diffusa da Cecchi Paone, che "ognuno deve vivere liberamente se stesso, i propri desideri e i propri sentimenti. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l'individuo in ogni manifestazione della sua verità e della sua libertà".

Un invito che nel libro non viene solo dal ct della Nazionale italiana, Cesare Prandelli, ma anche dal presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Dino Meneghin, che firma la postfazione al volume. "In queste parole - aggiunge Cecchi Paone - c'è la straordinaria umanità di Prandelli, che ho incontrato a settembre. L'ho trovato un uomo di incredibile semplicità, capace di approccio con assoluta al tema di fronte al quale il calcio si chiude a riccio".

Spiega il ct della Nazionale che "non si è mai posto il problema in vita sua in termini discriminati, non si è mai chiesto come vivessero la loro dimensione affettiva e sessuale i calciatori". E' abbastanza rivoluzionario perché in Italia da Moggi a Lippi, ad Allegri sono stati in tanti a negare il manifestarsi di un'altra sessualità nel calcio. La normalità rivoluzionaria di Prandelli irrompe dopo anni di ipocrisia. Cecchi Paone spiega che "tutti quelli prima di lui sapevano che nel mondo del calcio ci sono gay e bisessuali, lo sapevano ma hanno ritenuto di negarlo e ancora più crudelmente di nascondersi. Se Prandelli dice che sport è il luogo della libertà e dell'educazione, dice siate voi stessi e sarete campioni. Gli scandali sono la corruzione delle partite vendute, i calciatori costretti a denudarsi in campo".
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