«Cara Unione,

nel discorso della Presidente Todde in occasione de " Sa die", condivisibile per molti aspetti, sembra però emergere in alcuni passaggi l'idea che noi sardi sappiamo solo lamentarci e dare la colpa agli altri.

Mi chiedo: perché rivendicare i torti e i soprusi subiti nel passato dovrebbe essere sbagliato? Io invece credo che sia essenziale per conoscere noi stessi, essenziale per fare giustizia alla storia. Ed è essenziale per capire i nostri limiti, le nostre paure, i nostri difetti: siamo un popolo che ha subito tante dominazioni, l’ultima della quale ci ha privato anche del nome, “il Regno di Sardegna”, con re che non era sardi, che non abitavano in Sardegna. Come si può brillare di autostima e spirito di iniziativa se ti rubano pure il nome?

Siamo un popolo che ogni volta ha subito un lavaggio del cervello culturale, spingendoci a credere fino a qualche anno fa che ciò che era sardo era grezzo, provinciale, inutile, culturalmente inferiore. A partire dalla nostra lingua che non sappiamo parlare più. “Ci chiamavano Banditi e Pastori”, diceva qualcuno.

Quindi è giusto protestare, alzare la voce come non abbiamo mai fatto, è giusto chiedere conto dei torti subiti.

Tornando al presente, è anche giusto chiedere conto di tutti i diritti che ci spettano: dalla continuità territoriale alla sanità pubblica, alla tutela dell'ambiente e del paesaggio».

Angelo Boi

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)

© Riproduzione riservata