Il sesto posto alla Parigi-Roubaix dopo il secondo alla Milano-Sanremo: non si può dire che la stagione delle grandi classiche di primavera sia andata male per Filippo Ganna, anche se non mancano i rimpianti perché forse si poteva fare di più. E poi ci sono le speranze, per non dire certezze, per il futuro.

E' infatti interessante notare che sia il ct dell'Italia di oggi, Daniele Bennati, che quello degli azzurri di ieri, Davide Cassani, sono certi che l'olimpionico del quartetto di Tokyo prima o poi ce la farà, avendo tutti i mezzi, fisici e tecnici, per poter vincere anche a livello assoluto la corsa dell'Inferno del Nord, che nel 2016 ha già fatto sua a livello giovanile. Resi quindi gli onori a un mostro per questo tipo di corse come Mathieu Van der Poel, e anche al suo grande rivale Wout Van Aert, ieri campione di sfortuna, il nome su cui puntare è Ganna, certezza e non più speranza del ciclismo azzurro anche su strada e non solo su pista e nelle crono, pur se Pippo non sarà mai un corridore da grandi corse a tappe e si dovrà quindi ancora attendere per vedere se c'è un erede del Pirata Marco Pantani («non stiamo attraversando un periodo roseo dal punto di vista dei talenti - sotttolinea Bennati -, gli altri sono più attrezzati»). «Un corridore come Filippo non deve snaturarsi, ha dimostrato che un giorno potrà vincere queste grandi classiche - è la considerazione di Bennati dai microfoni di Radio Rai -. Ha provato che un giorno potrà vincere, ha tutte le carte in regola per farlo». Cassani, attivo anche come pubblicista, ha più certezze e le ha messe per iscritto: «Credo proprio che lui, questa corsa (Cassani si riferisce alla Roubaix ndr) la vincerà - la considerazione dell'ex ct -: ha dimostrato che sul pavé ci sa andare. So benissimo che rivaleggiare con fenomeni del calibro di Van Aert e Van der Poel non è facile ma Pippo può batterli in futuro perché ha margini di miglioramento».

Quanto ai difetti, ieri Ganna ha sofferto nei tratti in curva, perdendo ogni volta due o tre metri rispetto ai compagni di fuga e quindi spendendo energie per recuperare. Da qui qualche difficoltà anche a livello di fondo atletico (fattore fondamentale in una classica come quella francese) che gli è forse costato l'essere indietro quando Van Aert e Van der Poel hanno messo a segno lo scatto decisivo. E' stato un attimo pagato caro, perché poi nella foresta di Arenberg Pippo è andato forte dimostrando di meritare ampiamente il sesto posto finale. Gli rimane un pizzico di rabbia per quei colleghi che, come ha detto nel dopo gara «dicevano di avere i crampi ma poi hanno fatto la volata». Ma il ciclismo è anche questo. 

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