«Da sportivo non mi sto lamentando, credo che davvero ci sia chi sta peggio». A quasi trent'anni, Fabio Aru inquadra perfettamente la situazione e sa di essere tra i privilegiati, anche se in questo momento il ciclista di Villacidro non può gareggiare, non può uscire ad allenarsi, anche se sa che, dopo due stagioni tormentate dai problemi fisici, questa doveva essere quella del riscatto. E così l'aveva impostata.

«La cosa che dispiace», dice il ventinovenne del Uae Team Emirates, «è che mesi e mesi di preparazione non li abbia potuti finalizzare, ma adesso c'è un problema mondiale».

Come funziona l'allenamento in casa?

«Ginnastica la mattina, pranzo leggero, rulli. Faccio uno spuntino alle 16 e poi tiro per cena. Me la prendo comoda, sennò il tempo non passa. Stare in casa è difficile, lo dico anche per gli amatori: se ti crei una routine, ti metti degli obiettivi giornalieri, non è un dramma come quello di chi ha un'azienda. Non è il caso di lamentarsi solo perché non si può uscire di casa».

Potrebbe presentarsi a una gara?

«Assolutamente no, è un mantenimento che mi permetterà in poco più di un mese di allenamento di poter fare una competizione. Ma può andare avanti tre settimane, poi le cinque o sei ore in bici che avevi nelle gambe le perdi. Ora faccio lavori per il core, stretching e al massimo un'ora e mezza al mattino e un'ora di sera di rulli. Non sono d'accordo con l'idea di fare cinque o sei ore sui rulli. Credo che sia un'esagerazione, il dispendio energetico è molto superiore rispetto alla strada. In un giornata produttiva ne metto insieme tre e mezzo-quattro. Si può mantenere un po' di forma, ma non costruire la preparazione. Su strada il gesto è diverso, anche se sui rulli si possono fare lavori di forza. L'ideale sarebbe trovare un posto fresco, non sudare troppo e reintegrare i liquidi».

Per chi è più preoccupato?

«La mia maggior preoccupazione è per tanti amici e conoscenti che dal punto di vista lavorativo in questo periodo stanno soffrendo e magari soffriranno per tutto l'anno. La famiglia prende le precauzioni opportune e il rischio diminuisce».

A maggio aveva in programma una breve visita in Sardegna.

«Volevo portare la bambina che ancora non c'è stata e non ha ancora visto i nonni. Dopo il Romandia era previsto di scendere ma non si potrà fare e non so quando si potrà. Sono in contatto con tante persone nell'Isola e spero che tutto si risolva prima possibile».

Siete atleti ma anche lavoratori che si confrontano a livello internazionale. Però non in tutti i Paesi c'è il divieto di allenarsi. È giusto?

«È un argomento difficile. Un lavoratore è giusto che stia qualche settimana chiuso a casa, ma sarebbe giusto permetterci di fare il nostro lavoro all'esterno, con tutte le dovute precauzioni. Ma mi attengo alle disposizioni. Certo che essere tutti sullo stesso piano sarebbe importante, soprattutto se questo periodo durerà più a lungo».

Come valuterebbe l'ipotesi di correre sino a novembre, se fosse necessario?

«Magari i primi di novembre, oltre lo vedo troppo lungo. Il 2021 inizierà a gennaio, il calendario non si sposta e dobbiamo comunque staccare. Sarà un anno strano, spero che venga data la possibilità a tutti di mostrare ciò che valgono. Anche per i rinnovi contrattuali. Io mi alleno per andare forte e dimostrare cosa valgo. Certo, se l'anno dopo sei senza squadra...».

L'anno prossimo potrebbe esserci un ridimensionamento degli stipendi, un po' per tutti.

«Tutti sono in difficoltà, anche lo sport lo sarà, e chi ci sponsorizza. Dobbiamo accettare quello che sarà. Ricordiamoci però che non è che tutti guadagnano come Cristiano Ronaldo. Può essere un esempio, ma poi ognuno conosce la propria situazione».

Ultimo anno di contratto con la Uae Emirates: non una posizione ideale in questo momento.

«Dopo i due anni che ho avuto anche io sono atteso a una rinascita, trovarmi in questa situazione non è la cosa migliore che potesse capitare ma cerco di viverla serenamente. Forse l'età e l'esperienza mi aiutano, in altri anni sarei stato peggio a livello mentale».

Mario Cipollini ha detto: «Dobbiamo fare come fece Bartali, aiutare noi la gente che è venuta in questi anni ad applaudirci».

«È sicuramente così. Ora tutto è avvenuto molto velocemente, ma di sicuro farò qualcosa. Se non sarà subito ci sarà bisogno anche nei prossimi mesi».

Dopo aver fatto correre la Parigi-Nizza, gli organizzatori hanno detto che anche il Tour si farà, magari senza pubblico. Cosa ne pensa?

«Non è la stessa cosa, per nessuno, ma è fattibile. I grandi giri hanno un seguito molto importante di gente e senza non sarebbe lo stesso, ma è sempre un modo per ripartire. Se saltasse sarebbe un danno enorme per tutti. Siamo in una situazione che nessuno poteva immaginare».

Conquistare i Giochi Olimpici era tra i suoi obiettivi. Cosa pensa del rinvio, nell'ottica generale e in quella personale?

«È stata la decisione giusta per mettere alla pari tutti gli atleti per preparazione e qualificazioni. Penso a quegli sport che vivono per avere la vetrina olimpica ogni quattro anni. Così le gare si potranno preparare per tempo e per me erano un bello stimolo, ma lo era tutta la stagione. Vorrò farmi trovare pronto quando si potrà riprendere».

Carlo Alberto Melis

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