Gigi Riva solo davanti alla porta: il fisico asciutto, la magliettina bianca bordata di rosso e di blu e il pallone che dopo un rimbalzo sul palo gli va incontro come tornasse dal suo unico padrone. E' il 16' minuto di Cagliari-Massesse, sabato 12 settembre 1970. Tutto iniziò così, con un gol di Rombo di tuono che per la prima volta fece esplodere il Sant'Elia. Sugli spalti quel giorno (per la cronaca finì 4-1) erano tantissimi, le tribune odoravano di nuovo in una giornata di fine estate nella casa del Cagliari campione d'Italia. Quella però non era una partita di Campionato e dunque l'inaugurazione ufficiale venne rinviata al match con la Sampdoria chiusa sul 2-1.

Sono trascorsi 49 anni dal giorno in cui l'arena venne aperta alla città con il taglio del nastro da parte del sindaco democristiano Angelo Lai che aveva seguito tutte le fasi della progettazione fin dal 1964. Il sogno della nuova casa rossoblù prese vita a 50 anni dalla fondazione del club e ora, a un passo dal centenario, i cagliaritani hanno sperato fino alla fine di riuscire a posare almeno la prima pietra del nuovo stadio proprio nell'anno 2020. Non sarà così, perché i tempi burocratici si sono dilatati e ciò che accadrà a cento anni dalla nascita della squadra sarà tutt'al più la demolizione di quel gigante di cemento armato che domina l'ingresso al quartiere di cui porta il nome. Un gigante divenuto troppo fragile, decaduto e ora in attesa che le ruspe vengano ad abbatterlo.

Anni d'oro Proprio come accaduto nei giorni nostri per il nuovo stadio del Cagliari, anche il progetto del vecchio Sant'Elia subì svariate modifiche e anche in quel caso le più importanti riguardavano proprio la capienza portata da 30mila spettatori a poco meno di 60mila con la possibilità di raggiungere i 70mila. La prima versione del prospetto venne presentata nel 1964 dall'architetto Antonio Sulprizio, ma la straordinaria vittoria del Cagliari nel campionato di Serie A nella stagione 1969/70 portò, come detto, ad ampliarne la capienza e della variante si occupò l'ingegnere Giorgio Lombardi che aggiunse un secondo anello tenuto in piedi da 64 telai triangolari in cemento armato. A pagare i costi per la costruzione dell'impianto fu il Comune di Cagliari: la spesa totale - così riportano le cronache - fu di poco meno di due miliardi di lire e il Coni contribuì con un sostegno di 550 milioni versato nelle casse pubbliche in due tempi.

Completato il Sant'Elia il Cagliari poté così lasciare l'Amsicora, stadio che resterà tuttavia nella memoria per essere stato teatro del trionfo in Campionato. A rovinare in parte la festa, dopo solo due mesi dalla prima gara, fu una perdita da un oleodotto che correva nel sottosuolo e che inzuppò il terreno di liquido infiammabile: una sigaretta lanciata incautamente da un operaio fece divampare un incendio a causa del quale l'impianto fu dichiarato inagibile e chiuso per consentirne la riparazione.

Superata l'emergenza, nell'arena il tempo riprese a scorrere senza troppi scossoni ma il rione tutto intorno iniziò a cambiare con la nascita dei palazzi popolari: il primo complesso fu quello del Favero, 1.259 alloggi gestiti dallo Iacp e assegnati ad altrettante famiglie. Poi arriveranno Le Lame (433 appartamenti costruiti tra il 1984 e il 1988), Le Torri (460 case realizzate tra il 1980 e il 1999) e gli Anelli (342 alloggi edificati tra il 1984 e il 2000).

Italia 90 In questa fase si inquadra una svolta decisiva per il Sant'Elia. L'Italia viene scelta per ospitare i Mondiali di calcio da giocare nell'estate del 1990 e lo stadio del Cagliari venne inserito tra quelli che avrebbero ospitato alcune partite. Ecco perché nel 1987 iniziarono i lavori di ristrutturazione da 24 miliardi di lire: i posti si ridurranno a 40.919 (tutti a sedere e numerati), l'illuminazione potenziata con l'aggiunta di 4 torri faro alle 4 già esistenti, la tribuna centrale verrà coperta con una struttura in legno e i parcheggi potenziati.

Finiti i lavori lo stadio venne riaperto il 21 dicembre del 1989 e per l'occasione si giocò un'amichevole tra Italia e Argentina.

Manutenzione e declino Seguirono anni complicati con il Sant'Elia che iniziò ad accusare problemi di stabilità nei settori delle curve e dei distinti, per questo nei primi anni 2000 il Cagliari stanziò tre milioni di euro per le tribune metalliche da installare nell'arena coprendo la pista di atletica e riducendo la capienza a 23.486 posti. A questo punto però vennero sollevati problemi legati alla sicurezza dello stadio che venne dotato di barriere di plexiglass e che in seguito ad altri lavori divenne sempre più piccino arrivando a contenere al massimo 20.270 persone. Difficoltà che culminarono con la minaccia della commissione provinciale di vigilanza sui pubblici spettacoli di chiudere lo stadio. Per dieci anni si registrarono diversi interventi di manutenzione intervallati da trasferte e altrettanti ritorni fino all'ultima partita giocata nel 2017: il Last match, l'amichevole alla quale presero parte numerosi campioni che sancì la fine del Sant'Elia già oggetto di parziali demolizioni.

L'addio Con l'iter avviato nel 2015 il Cagliari si prepara a costruire un nuovo stadio. E' dei giorni scorsi l'approvazione del Consiglio comunale del piano guida per il quartiere, uno strumento urbanistico che consentirà al club di avviare la progettazione definitiva. Ma serviranno ancora molti mesi perché le carte si trasformino in bandi di gara e appalti. La società ha già annunciato che i lavori di costruzione del nuovo stadio da realizzare nello spazio occupato da quello vecchio non potranno iniziare prima del 2020. Ora c'è la proposta che qualche pezzo del vecchio Sant'Elia dopo la sua demolizione venga conservato per non perdere il filo dei ricordi.
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