Re Cecconi, uno scherzo fataleLa finta rapina finita in tragedia
La sera del 18 gennaio del 1977 il centrocampista della Lazio moriva colpito da un proiettile dopo uno scherzo.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È il 18 gennaio del 1977. Due giorni prima la Lazio ha pareggiato contro il Verona all'Olimpico. È la Lazio che solo tre anni prima ha conquistato il tricolore con la "banda" guidata da Maestrelli. I tempi sono cambiati, non c'è più Chinaglia affascinato dalle sirene Usa. E non c'è più Maestrelli, stroncato da un brutto male nel 1976. Ma c'è ancora Luciano Re Cecconi, centrocampista di spessore, un lavoratore del centrocampo che ha iniziato a giocare a pallone per hobby, perché il suo lavoro era il carrozziere. Re Cecconi viene da una famiglia umile, dalla quale ha imparato a concentrarsi solo sul suo lavoro e non pensare ad altro. Lui, insieme a pochi altri, infatti rappresenta l'equilibrio all'interno di quello spogliatoio della Lazio che negli anni d'oro era una vera e propria polveriera, con due fazioni in contrasto. Una miscela esplosiva e vincente. La sera del 18 gennaio, Re Cecconi è con due amici, Pietro Ghedin (suo compagno di squadra) e Giorgio Fraticcioli. Tutti e tre decidono di andare nella gioielleria di Bruno Tabocchini, nella zona della Collina Fleming. Entrano e da questo momento sono diverse le ricostruzioni dell'accaduto. Per anni è stata portata avanti la teoria dello scherzo finito male, ovvero quella che racconta di Re Cecconi che entra e grida "questa è una rapina" e il gioielliere spara per difendersi. C'è poi quella che colloca la tragedia in un contesto (quello romano) difficile, fatto di rapine estorsioni raccontate poi in Romanzo Criminale. Un clima teso in cui il gioielliere non seppe capire la situazione ma per un tragico errore sfiorò il grilletto e colpì il centrocampista. Il gioielliere fu prima arrestato e poi assolto. Re Cecconi o "Cecco" come lo chiamavano a Roma, morì a soli 28 anni. Biondo, con il numero 8 sulla schiena, Re Cecconi fa parte di quel calcio in bianco e nero, senza sponsor sulle maglie e con il pallone fatto di esagoni e pentagoni bianchi e neri. Un calcio che non c'è più, che ha raccontato storie gloriose e tragiche. Re Cecconi rappresenta "una vita da mediano" che quel 18 gennaio ha avuto la colpa (cosa che in campo capitava raramente) di essere "fuori posizione".
Matteo Sau