Va solo il presidente Tommaso Giulini alle interviste post partita, a nome di tutto il Cagliari, dopo la quarta sconfitta consecutiva, arrivata in casa con la Lazio. Un caso raro: il presidente non parlava dalla retrocessione, dopo il match contro il Venezia. 

«Ci metto io la faccia: oggi sia il mister sia i ragazzi hanno preferito non parlare, perché la delusione è fortissima», la sua spiegazione dopo l'1-3 con la Lazio. «In settimana la partita era stata preparata alla grande, c'era la voglia di invertire la stagione ed è una botta pesante. È la prima volta che il mister preferisce non parlare e pensare già alla prossima gara. Riprenderemo lunedì anziché martedì, poi il mister coi giocatori valuterà se fare il ritiro. La gara di Frosinone ha cambiato un po' gli equilibri e portato la delusione seguita da quella terribile settimana».

Giulini racconta anche come il Cagliari ha gestito il post-scomparsa di Gigi Riva: «Col Torino non siamo nemmeno stati fortunati con l'occasione di Lapadula al 93', poi prestazione disarmante a Roma che ci siamo portati dietro. Quando subentra la paura di farci scappare l'obiettivo principale devi essere bravo a non portartela in campo: purtroppo oggi ho visto una squadra intimorita. Il timore di una nuova retrocessione non ce lo dobbiamo portare in campo: dobbiamo uscirne da uomini, affrontando queste quattordici battaglie».

Ranieri blindato

Giulini esclude che il Cagliari possa pensare a una soluzione diversa da Claudio Ranieri in panchina: «È quello che più di chiunque altro può farci uscire da questa situazione, e non parlo per quello che ha fatto trent'anni fa o nella scorsa stagione. Tutto l'ambiente è convinto che il mister e lo staff ci portino fuori da questa situazione. Aveva detto che questa sarebbe stata la sua ultima squadra di club e nessuno, nemmeno i nostri tifosi, tiene di più a questa salvezza: dopo la carriera che ha fatto non vuole certo terminarla con un evento negativo». E ancora: «La fiducia nel tecnico e nella sua squadra di lavoro è totale, non c’è alcun dubbio che sarà Ranieri l’allenatore fino all’ultimo a prescindere dalle prossime giornate. Non è in discussione nemmeno se dovessimo perdere a Udine e la prossima, anche se dovessimo retrocedere. E non per una questione di riconoscenza». 

Sulla squadra: «Paghiamo tanti errori individuali e gran parte dei giocatori stanno rendendo sotto le aspettative, poi non voglio fare nomi. Il pubblico ci ha supportati fino all'ultimo, soffiandoci dietro, e abbiamo una responsabilità ancora più grande per arrivare al nostro obiettivo». Il problema, per il presidente, «è prevalentemente di testa. Gran parte dei giocatori, sia i nuovi sia chi c’era, stanno rendendo sotto le aspettative. Quattro-cinque giocatori stanno dando tutto quello che potevano dare, vedi il portiere. Devono prendersi le responsabilità e seguire il mister». 

Il mercato

Giulini assicura: «Ho accontentato in tutte le richieste quello che voleva il mister come esperienza: portare due giocatori che aveva avuto alla Samp, due giocatori di esperienza, due attaccanti, e patrimonializzare il club investendo con giocatori giovani che diano un futuro al Cagliari». 

Appello all’unità

Il presidente ha proseguito: «Bisogna rimanere tutti uniti, senza spifferi e senza che nessuno abbia la presunzione di saperne più del suo allenatore. E mettendo la squadra di fronte alle sue responsabilità, come faccio io oggi. Però vedo unione attorno a questa squadra. Se il problema è mettere un premio salvezza valuterò la richiesta, ma non credo sia una questione economica». 

Il richiamo

«Tanti pensavano che la salvezza arrivasse per grazia divina, perché abbiamo Ranieri, perché sono arrivati giocatori importanti e per l’entusiasmo della vittoria di Bari. Però», avverte il patron, «se in campo non metti la cattiveria, la presunzione e la spregiudicatezza, che dipende dal tecnico e dai giocatori, finisci per avere paura. L’unico messaggio che posso dare è questo: la paura teniamocela in settimana, questa squadra non deve e non si merita di retrocedere. Dobbiamo arrivare alla partita mettendo tutto in campo e non entrando con paura. Dobbiamo vivere tre mesi per la salvezza, non c’è spazio per altro: dai viaggetti di due giorni alle fidanzate, magari solo accompagnare il figlio la mattina a scuola. Si pensava che fosse più semplice, ma non è così: oggi sono più le possibilità che si retroceda». 

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