Sono passati 22 anni da uno degli arbitraggi più scandalosi della storia dei Mondiali di calcio, che ci vide nostro malgrado protagonisti.

Il 18 giugno 2002 negli ottavi di finale dei Mondiali di Corea del Sud Byron Moreno favorì in maniera clamorosa i padroni di casa, squadra senza arte né parte che arrivò in semifinale (ai quarti altro furto alla Spagna, ancor più evidente), con una serie di decisioni senza alcun senso: fuorigioco inesistenti, un rigore non dato a Totti che venne anzi espulso per proteste, una gomitata a Del Piero di un calciatore coreano rimasta impunita e più in generale un arbitraggio che definire casalingo sarebbe un eufemismo.

Nel finale dei tempi supplementari, il gol di Ahn che condannò l’Italia di Trapattoni all’eliminazione.

Byron Moreno oggi va per i 55 anni. In Italia il suo nome è diventato il simbolo dell’arbitro scarso e corrotto. Dopo quell’arbitraggio ha fatto tanto altro: è stato arrestato a New York con sei chili di eroina in valigia, accusato di illecito sportivo, sospeso dalla Fifa per aver partecipato a un programma tv, si è candidato al consiglio comunale di Quito, la sua città (non eletto), ha ballato con Carmen Russo su Rai2, ha persino avuto il coraggio di arbitrare una partita di calcetto in Italia, si è preso diverse uova in faccia. Ed è stato aggredito durante l’arbitraggio di una partita amatoriale in Ecuador.

Oggi fa le pulci ai suoi colleghi: conduce un programma che si chiama “Il fischio di Byron” e analizza gli errori arbitrali nelle partite del campionato ecuadoriano.

E se gli chiedete di quell’Italia-Corea, lui risponde candidamente: «Il miglior arbitraggio della mia vita».

(Unioneonline/L)

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