Tanti anni in panchina, poi la scelta di iniziare un nuovo percorso come mental coach sportivo. Paolo Meloni, che nella sua carriera da allenatore ha vinto nel 2002 il titolo nazionale con la Rappresentativa Giovanissimi e nel 2009 quello con gli Allievi, da una decina d'anni - dopo le esperienze con Sant'Elena, Quartu 2000 e le giovanili della Sigma fra le altre - si è dedicato a un lavoro differente: la cura della parte mentale.

«Mi sono reso conto che l'atleta, che faccia uno sport singolo o di squadra, per raggiungere il successo o comunque una prestazione ottimale ha bisogno di comprendere quali siano le giuste decisioni da prendere nei momenti chiave», racconta. «Per fare questo deve entrare in uno stato chiamato di flow, dove tutte le sue capacità e risorse sono indirizzate su quello che fa togliendo tutte le interferenze che ne limitano il potenziale. Rendendomi conto di quanto io possa essere incisivo nel far realizzare questi obiettivi mi sono indirizzato su quest'area».

Lavoro differente. Meloni si è specializzato nel 2013 come mental coach sportivo, avviando poco dopo la sua attività. Ora ha uno studio a Quartu, dove segue una quindicina di atleti (su un totale di circa trecento con cui ha avuto a che fare negli anni): si dedica esclusivamente agli sportivi, senza preferenze come disciplina, con un percorso trimestrale su base settimanale. E gli farebbe piacere utilizzare queste conoscenze per lavorare di nuovo nel mondo del calcio: «Vorrei fare da mental coach per qualche società, non più come allenatore», segnala Meloni, che ha il patentino Uefa B. «Preferisco dedicarmi al potenziamento mentale, che mi sta dando grandi soddisfazioni. Questo per dare un valore aggiunto, per orientare il lavoro di un tecnico e la sua leadership. Cerco di creare le condizioni per arrivare a uno scopo comune, dando una visione precisa di obiettivi condivisi sia dal singolo sia dal team, per costruire una relazione di co-responsabilità».

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