Il Castiadas è ancora vivo grazie ai giovani della Juniores
L’allenatore Biancu racconta le peripezie per mandare una squadra in campo: “I miei ragazzi sono degli eroi”
Una partita del Castiadas (foto Archivio/Serreli)
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Grazie alla squadra Juniores per il Castiadas (Eccellenza) resta accesa la fiammella di speranza per proseguire la stagione. I giovani guidati da Giuseppe Biancu sono scesi in campo nel recupero col Budoni e domenica scorsa contro l’Asseminese. “Sono passati come vittime sacrificali”, dice Biancu, “ma in realtà loro sono i veri eroi della situazione creatasi. Sono tutti ragazzi di 16, 17 e 18 anni che hanno come unica passione il calcio e vivono la quotidianità della comunità di Castiadas. Sono cresciuti vivendo la scalata della squadra del proprio paese dalla Seconda categoria fino alla Serie D, sognando un giorno di indossare quella maglia. All’improvviso questo sogno stava svanendo”.
Dopo la mancata presentazione a La Maddalena sono stati i ragazzi della Juniores a offrirsi per giocare il recupero di 9’ contro il Budoni e, quindi, salvare la squadra.
Il giorno dopo Biancu, avendo già vissuto un’esperienza simile nel Porto Corallo dove da preparatore dei portieri si era ritrovato, da solo, a gestire interamente il girone di ritorno con la società in scioglimento. “Ho chiesto ai ragazzi di evitare di prolungare questa agonia sapendo già che saremo andati incontro ad una mesta figura. Consapevole inoltre che la società, pochi giorni prima dell’incontro con l’Asseminese, avrebbe svincolato tutti i calciatori di esperienza. Sono stati i miei ragazzi a non voler mollare chiedendo ad amici e parenti se ci fossero giocatori liberi per arrivare a undici. Per raggiungere il numero siamo riusciti in extremis ha tesserare altri tre giovani”.
Sabato e domenica scorsi poi è stato un continuo susseguirsi di telefonate di conferme e disdette sul da farsi ma l'unica certezza erano sempre loro: i ragazzi dell’Under. “Ci credevano e volevano tenere vivo questo sogno, anche a costo di essere derisi e fare una bruttissima figura. A quel punto”, chiude Biancu, “non potevo lasciarli da soli. Il resto è cronaca”.