Realizzando il sogno di una produzione televisiva capace di unire al meglio la cultura orientale coi più alti valori produttivi dell’occidente, “Shogun” ha fatto incetta di premi alla scorsa edizione degli Emmy Awards, portando a casa il riconoscimento più ambito di miglior serie drammatica e superando perfino il peso massimo “The Bear”, considerata tra i migliori titoli in gara per il secondo anno consecutivo.

Ispirata all’omonimo romanzo di James Clavell, reputato da molti il “Game of Thrones” giapponese per la sua eccezionale miscela di intrighi politici ed elementi action, la serie FX ha trionfato con ben diciotto vittorie su venticinque nomination, tra le quali spicca il riconoscimento a Hiroyuki Sanada per il miglior attore protagonista.

Come prima star asiatica ad aver ricevuto un Emmy per la sua interpretazione, Sanada ha espresso durante il discorso di accettazione i più sentiti ringraziamenti al cast e al resto della troupe, oltre a ricordare quanto può essere fruttuoso un lavoro nato dal confronto di due differenti culture: «Grazie mille, sono più che onorato di essere qui con dei nominati straordinari. Grazie a FX, Disney e Hulu per aver creduto in me. E grazie alla mia squadra per avermi sempre sostenuto, grazie a tutta la troupe e al cast di Shogun. Sono così orgoglioso di voi. È stato un progetto da sogno che ha messo insieme l'Oriente e l'Occidente, con tutto il rispetto. Shogun mi ha insegnato che quando le persone lavorano insieme, possiamo fare miracoli. Possiamo creare insieme un futuro migliore. Grazie mille!». 

A riprova di quanto il rispetto della tradizione nipponica sia stato indispensabile a garantire il successo dello show, ricordiamo le dichiarazioni di Sanada lo scorso marzo in un intervista rilasciata a Vanity Fair. Come condizione necessaria per il suo coinvolgimento nel progetto, l’attore ha chiesto alla produzione l’ingaggio di un cast composto da soli giapponesi, per essere più fedeli nella trasposizione evitando inesattezze e imprecisioni: «Avevo bisogno di alcune rassicurazioni, ho detto loro che se non avessero assunto attori giapponesi per un ruolo giapponese, non avrei potuto essere coinvolto in questo progetto».

A queste posizioni si è aggiunto il co-creatore dello show Justin Marks: «Il punto di vista che ha introdotto e che è stato importante e cruciale per la realizzazione di questo show, è stato: lo faccio qui a Hollywood, negli Stati Uniti, da 25 anni. Ho visto tutti gli errori commessi da Hollywood nel rappresentare la mia cultura. Quindi avevamo la lista delle cose da evitare ogni singolo giorno mentre facevamo questo show, il che significa che quello che ha iniziato a fare è stato dire: conosco la persona che devi assumere, conosco questa persona, conosco quest'altra persona».

Per quanto riguarda invece il futuro della serie, il produttore John Landgraf ha rivelato a Deadline che la seconda stagione è attualmente in fase di sviluppo, e il plauso ricevuto ai recenti Emmy ha sostenuto il team nel portare avanti l’adattamento. Parlando dei lavori in corso sulla stesura del nuovo script, ha affermato: «Stiamo andando avanti. Le sceneggiature stanno arrivando, le bozze stanno arrivando, stiamo cercando di capire dove gireremo, se gireremo esattamente nello stesso modo e nello stesso luogo in cui abbiamo girato prima o se faremo qualche cambiamento». 

Sulla possibilità di girare alcune sequenze nei luoghi tradizionali, ha continuato dicendo: «Ho sempre voluto girare in Giappone. Abbiamo cercato di capire come girare questa serie in Giappone, abbiamo avuto difficoltà a far coincidere la location e la scala di ciò che siamo in grado di realizzare lì, unite alle ambizioni dello show. Purtroppo, il Giappone medievale, i castelli, non sono più in circolazione nella loro forma precedente e francamente, se lo fossero, non si potrebbe comunque girare lì». E sull’ipotesi di un’eventuale terza stagione, ha infine commentato: «Le stagioni 2 e 3 sono narrazioni separate. Fanno tutte parte di una narrazione continua con personaggi che evolvono, ma sono narrazioni separate. Non so se siamo certi che ci saranno tre stagioni, ma guardando davvero ai personaggi della storia che viene rappresentata qui, anche se in modo romanzato, ci sembra che tre sia il numero giusto di stagioni per renderle davvero giustizia».

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