«Caro maestro Riccardo Muti, le scrivo in modo semplice e umile dal cuore, dalla mente, insomma dall'anima. Io e lei abbiamo due amici in comune. Entrambi ci hanno presentati, uno vent'anni fa e non è più qui, Carmelo Bene, uomo di grande importanza culturale, capace di vera arte, sia creatore che pensatore, uomo irripetibile, così prezioso e diverso, e coraggioso, eppure anche così vilipeso, frainteso, che fa male rendersi conto di quanto ingrato sia stato il suo tempo di non averne colto il peso, non aver saputo ascoltare quell'universo di idee, non averlo trasmesso al pubblico, quando il suo genio avrebbe non solo potuto creare spettacoli intensi ed emozionare il pubblico, ma istruire il paese, investendolo di una capacità pratica dell'esercizio dell'apertura mentale, un allenamento all'elasticità della mente».

Inizia così la lettera aperta di Morgan a Riccardo Muti, vanto dell’Italia musicale in tutto il mondo, per proporre la condivisione di un progetto audace e visionario: la direzione artistica del Festival di Sanremo 2025.

La presenza della grande bacchetta di fama mondiale, che potrebbe essere considerato patrimonio artistico dell’Umanità, è un’idea rivoluzionaria che il geniale compositore, cantautore ed ex Giudice di “X Factor”, recentemente in Rai con la trasmissione di grande successo “Stramorgan” con Pino Strabioli, ha lanciato nella chat di Whatsapp “Sgarbistan”, un collettivo di migliaia di artisti e intellettuali cooptati da Vittorio Sgarbi in un grande contenitore di libertà virtuale.

«Non si spaventi, non si stranisca la prego. Se invece ha avuto una reazione piacevole ed è aperto a queste ipotesi - continua Morgan invitandolo a contattare anche il celebre critico d’arte legato ad entrambi da un forte sentimento di amicizia - può anche smettere di leggere, fare una telefonata al nostro amico in comune, del quale poche righe qui sotto parlo dicendole che anche lui sarebbe della partita».

Nel mirino di Morgan, che nella lettera svolge una lunga riflessione sulla crisi della cultura e della qualità, «la deriva della canzone nella musica leggera, la volgarizzazione del commercio da parte della televisione e in particolar modo del Festival di Sanremo. Unitamente alla globale paura generata dalla cultura della cancellazione, la cancel culture, che gli organi di informazione, i social network hanno somministrato irresponsabilmente negli ultimi anni. È stato un effetto paralisi - spiega - un effetto soporifero, che ha anestetizzato gli italiani, compresi gli artisti».

È lungo e articolato il messaggio di Morgan che come sempre è capace di catalizzare l’attenzione di un pubblico vastissimo e molto eterogeneo, dai giovanissimi agli over 50 che lo seguono da sempre fin dalle sue produzioni con i Bluvertigo, trionfando agli MTV Europe Music Awards nel 1998 nella categoria Best Southern Europe Act, mentre da solista ha vinto due volte la Targa Tenco e il Premio Lunezia 2004 per l'album “Canzoni dell'appartamento” oltre al Premio De André 2010 per l'album “Non al denaro non all'amore né al cielo”.

«Ciò che ora va fatto è riconnettere i valori che sono stati totalmente distrutti e riportarli in scena. Ciò significa affidarsi a chi è competente in materia ed è necessaria la sua voce», dice ancora rivolto a Muti. «Lei che è un educatore - continua Morgan - lei è un direttore, lei è un didatta, lei che insegna, conduce le persone alla nobiltà e all'accrescimento dello spirito attraverso la musica, la prego intervenga. Si tratta solo di dare la sua disponibilità per non più di 3-4 mesi e restituire ad una nazione la dignità che merita, facendo uno spettacolo pubblico che abbia l'obiettivo di riportare dignità a mostrare come la chiave del vero successo individuale dell'essere umano è l'impegno artistico. Serio».

L’accorato appello del cantautore milanese si chiude con alcuni precisi interrogativi.

«Nel momento in cui un'intera Nazione, per ragioni di tradizione popolare, come sono il Natale, la Pasqua, il Ferragosto, il Primo maggio, si siede in famiglia sul divano, si mette stranamente ad ascoltare della musica in televisione, cosa che non fa mai, perché quella cosa non è ideata, costruita, presentata, raccontata, gestita da chi si intende di musica, da chi è competente? Per quale ragione quel momento di ascolto collettivo della musica, quella predisposizione del popolo, a priori, non è affidata alla competenza musicale? Ma perché? Oltretutto in un luogo che appartiene allo Stato, quindi al popolo, come è la televisione pubblica. Qualcuno mi può rispondere senza parlare di numeri, perché allora significa che non ha capito una sola parola di quello che ho detto?».

Ora Morgan aspetta una risposta dal celeberrimo direttore d’orchestra ma certamente la questione sollevata con questa potente missiva è di straordinario interesse e di grande attualità visto che i vertici di Viale Mazzini stanno discutendo del futuro della kermesse canora, soluzione che dovrà essere individuata certamente entro giugno.

L.P.

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