Se fino a poco tempo fa era difficile dissociarlo dal personaggio di Edward Cullen, protagonista della serie cinematografica “Twilight”, di certo Robert Pattinson ha lavorato sodo per ripristinare la sua immagine pubblica.

Artista poliedrico di sangue inglese, con esperienze nel campo della musica e come fotomodello, scopre la notorietà sul grande schermo con la partecipazione nel quarto episodio della saga di Harry Potter; per addentrarsi di lì a poco nel vasto mondo delle celebrità. Non passa molto prima che la star raggiunga la fama internazionale come protagonista di una delle più fortunate operazioni commerciali di tutti i tempi: tratta dai romanzi della scrittrice Stephenie Meyer, la “Twilight Saga” ha riportato in auge l’immaginario vampiresco adattandolo al gusto dei fruitori più giovani. Tra adolescenti non morti, lupi mannari e antichi clan di vampiri, la serie unisce gli elementi classici del romanzo gotico alla vita scolastica e alle situazioni sentimentali dei teenager; con un esito che ha portato alla realizzazione di ben cinque blockbuster e alla cifra globale di oltre 3.3 miliardi di dollari.

Come accennato sopra, il successo al botteghino di un franchise può condannare il protagonista a non scollarsi mai più dal suo personaggio, anche dopo anni di distanza e innumerevoli inversioni di rotta. Non son bastati da subito il successivo “Remember me” o la collaborazione con David Cronenberg in “Cosmopolis” e “Maps of the Stars” per scongiurare questo scenario. Ma per fortuna, la pazienza e la tenacia hanno portato i loro frutti; e con le opportunità offerte dallo spy-action di Christopher Nolan “Tenet”, dall’horror metafisico di Robert Eggers “The Lighthouse” e dal cinecomic DC di Matt Reeves “The Batman”, Pattinson può dirsi ora rinvigorito da una nuova visibilità.

Proprio ripensando al suo passato da idolo dei ragazzi, soprattutto nei confronti di chi ancora lo accusa di aver rovinato l’archetipo del vampiro, l’attore è intervenuto per GQ Spain rivolgendosi direttamente ai suoi detrattori: “Adoro quando la gente continua a dirmi di aver rovinato il genere dei vampiri con Twilight. Siete ancora fermi a quella roba? Come si può avercela per qualcosa accaduto quasi vent'anni fa? È folle”.

Quanto invece all’interpretazione di Edward Cullen, ritiene che avrebbe potuto fare di più; magari se lo staff avesse accolto l’idea di caratterizzarlo con un look e un temperamento più emo: “Volevo renderlo il più artistico possibile. C'era questa strana tensione e lo studio aveva paura a spingere troppo sul lato emo. Io pensavo fosse l'unico modo per interpretarlo. Ho passato un sacco di tempo infuriato sul set, non riesco a credere al modo in cui mi comportavo”.

Ma parlando di oggi, Pattinson sta per tornare con un’altra collaborazione da far invidia alle più grandi star di Hollywood: in uscita il 6 marzo, “Mickey 17” lo vedrà come protagonista in una commedia sci-fi fuori dagli schemi firmata dal regista premio Oscar Bong Jon-hoo, che dopo il successo di “Parasite” promette di lasciarci ancora più rapiti e stupefatti.

In un’intervista a Vanity Fair per la promozione del film, l’attore ha ammesso di aver affrontato una fase di grave sconforto dopo l’avvento della pandemia, pensando addirittura di abbandonare il mondo della recitazione. Sula paura che il cinema stesse morendo, ha commentato: “Lo trovo strano perché negli ultimi anni per quanto riguarda l'industria cinematografica, partendo dal COVID e poi con gli scioperi, tutti stavano costantemente dicendo che il cinema stava morendo. E lo facevano in modo piuttosto convincente. Ero letteralmente quasi spento. Ho iniziato realmente a preoccuparmi un po'. Poi, dando un'occhiata agli ultimi mesi, si vede invece che c'è questa raffica di film davvero ambiziosi. Penso che le cose che stanno venendo nominate per gli Oscar in questa annata saranno davvero interessanti e sembra ci sia improvvisamente un nuovo gruppo di registi che entusiasmano il pubblico. Spero che Mickey 17 arrivi nelle sale in un periodo all'insegna dell'entusiasmo del cinema”.

E sul futuro promettente del cinema guardando alle ultime uscite, ha aggiunto: “Ho visto questo film norvegese intitolato Armand, che ho pensato fosse fantastico. Il film The Brutalist del mio amico Brady Corbet. Lo si può considerare anche per quanto riguarda le sceneggiature. Ogni attore per due anni stava dicendo: cosa sta accadendo? Niente è cool. Non sto dicendo che tutti i titoli in uscita non lo fossero, ma erano molto legati agli studios. Non so cosa stesse accadendo realmente, se è ritornato Saturno o qualsiasi altra cosa, ma ora ci sono ruoli entusiasmanti ovunque”.

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