“Non guardare giù”, il nuovo album del rapper Tredici Pietro: «Papà Gianni Morandi? Io sono altro»
Ventotto anni, bolognese doc trapiantato a Milano, la sua è una delle voci più interessanti del panorama urban. «Carloforte luogo del cuore»«Nell’era degli accessi, dei like e delle visualizzazioni, se provassi a fare quello che ha fatto mio padre più di sessant’anni fa non potrei mai riuscirci».
Il cognome Morandi, il quarto e ultimo figlio di Gianni (avuto dalla seconda moglie Anna Dan), lo ha lasciato a casa: la strada è la sua, che sia in salita o in discesa, e la sta cercando sotto il nome di Tredici Pietro in omaggio alla bolognese “balotta”, la sua cricca di amici. Perché se c’è una cosa che ha in comune con papà Gianni, oltre all’amore per la musica, è la voglia di sorridere e di stare in compagnia.
Esce venerdì 4 aprile, in digitale e in fisico, il nuovo album del rapper: si chiama “Non guardare giù” (Epic Records/Sony Music Italy). Un viaggio attraverso stili musicali diversi, passando dalla trap all’acustico, dal rap old school al drum&bass, fino a toccare il soul e il rock italiano. Ogni brano è la tappa di una crescita artistica e personale autentica che si riflette anche nei testi profondi, in cui lascia spazio a temi universali sempre riportandoli a riflessioni più intime.
Un disco che «è per me molto importante, direi consacratorio» e che non vede l’ora di portare in giro per l’Italia e anche nell’amata Sardegna: «L’ho visitata in lungo e in largo, da Cagliari a Porto Cervo. Un luogo del cuore? Carloforte, naturalmente». Location della fortunata serie “L’isola di Pietro” con protagonista Gianni Morandi, un grande successo del piccolo schermo che ebbe il merito di riportare il cantante di Monghidoro tra le braccia di un altro suo amore, la recitazione.
Ventotto anni, da cinque Pietro Morandi ha lasciato Bologna per trasferirsi a Milano. Appassionato di musica fin da bambino («Anche se in famiglia non erano proprio contenti di questa strada») deve fare i conti come chiunque nella sua generazione, e non solo, con «un mondo in cui contano solo la performance, la perfezione, in cui si vince o si perde. Sappiamo, o almeno siamo convinti, che non faremo meglio dei nostri genitori».
E lui, di traguardi inarrivabili, ne sa qualcosa: «Mio padre, figlio di calzolaio e casalinga, è il rappresentante dell’Italia del boom economico, di un Paese che ce l’ha fatta. Il continuo confronto con lui è sfiancante ma mi rendo conto che forse è un contrappasso per me inevitabile. Io cerco di fare la mia musica. Con quello che è stato musicalmente lui, non c’entro e non ho mai cercato di sfruttarlo». Per anni è stato vittima della sindrome dell’impostore «poi, grazie a un percorso di terapia, l’ho superata. Il motivo è che tante cose non mi sono andate bene. E allora ho capito che se riuscivo o fallivo era per merito o per colpa mia».
Da qui nasce “Non guardare giù”: «Una provocazione, un invito a non lasciarsi prendere dallo sconforto. Vuol dire non fare caso al disastro che è sotto i nostri piedi, non ti fermare: vai avanti provando ad avere meno paura».
Sono lontani i tempi dell’esordio nel 2018 con il primo singolo Pizza e Fichi. Oggi Pietro è uno degli artisti i più interessanti del panorama urban italiano e presenta un progetto che esplora fragilità, insicurezze e sfide interiori, offrendo al pubblico un ritratto autentico e sincero della sua evoluzione, sviluppato durante sessioni di scrittura in Umbria. Ad anticiparlo sono stati i singoli “verità”, poi “morire” con Nerissima Serpe, e “Serve amore” con Irbis. E su TikTok “Tempesta” feat. Lil Busso e PSICOLOGI, colleghi e amici con cui aveva già collaborato in passato. Per le produzioni dell’album si è affidato a Sedd e Fudasca, e a una grande squadra di producer composta da Tommaso Ottomano, Galeffi Bros, Chakra, Mantovani, Milanezie, kofi bae, Drast, Rivaundici, Verano, Kermit e Cali Low. “Non guardare giù” arriva dopo i singoli “HIGH” e “BIG PANORAMA” e dopo il joint-album “LOVESICK” con Lil Busso, pubblicato a dicembre 2022.
Dalle piattaforme digitali a Sanremo è un attimo: «Ho tentato quest’anno – confessa - ma non è andata. Un’altra prova, se ce ne fosse bisogno, che non sono un raccomandato».