"La linea verticale": una fiction tv rompe i tabù sul cancro
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un momento prima hai la tua vita, la routine quotidiana, le rogne e le soddisfazioni, la famiglia, gli amori, le ambizioni, il mix della vita, insomma. Un momento dopo il medico che ha in mano i tuoi referti ti dice di spogliarti degli abiti civili, di indossare un pigiama e di accomodarti su un letto e iniziare il tuo calvario per sconfiggere il tumore che subdolamente ha iniziato a corroderti.
"La linea verticale" è il libro del commediografo, sceneggiatore romano Mattia Torre che ora, sotto la sua regia, è fiction tv superando il tabù che in televisione è meglio non raccontare la malattia. L'intera serie è già completamente disponibile su RayPlay, mentre in televisione andrà in onda da questo sabato (e per quattro settimane) in prima serata su Rai3, due puntate alla volta.
Torre ha scelto il volto di Valerio Mastandrea per rappresentare se stesso dal giorno in cui gli diagnosticarono una brutta massa tumorale sul rene sinistro, nei giorni dell'ingresso in sala operatoria sino a quelli delle infinite cure a cui ancora oggi si sottopone.
Questo suo lavoro sembrerebbe avere una genesi sempre più comune: un libro che ispira una serie tv. Invece...
"All'inizio pensavo di realizzare un testo teatrale, poi il mio produttore mi convince a scrivere una puntata pilota per la fiction. Così scrivo dei trattamenti molto dettagliati, letterari. Questa prosa la legge un amico che ne vede le potenzialità tradotte in un libro. Alla fine i due linguaggi, in una stesura quasi contemporanea, o comunque limitrofa, hanno finito per contaminarsi vicendevolmente".
Ma alla fine si racconta la malattia solo se il meteorite si abbatte sul narratore?
"Sì, non mi sarei mai lanciato a raccontare una storia così complessa e delicata senza una conoscenza diretta. E, nonostante ciò, comunque, ho mantenuto un approccio molto prudente perché la lotta contro il cancro tocca i sentimenti più profondi di tante persone. Ecco perché dico che questo è solo il mio punto di vista. La visuale di uno dei tanti malati. A me piace la scrittura quando è un ponte tra un mondo che si conosce e si approfondisce e il pubblico".
(L'intervista completa sul quotidiano domani in edicola)