Dice Cesar Brie che il suo teatro "punge con la bellezza" perché di bellezza ha bisogno la verità. E la verità oggi alle 21 al Teatro Massimo di Cagliari è effettivamente di quelle che fanno tanto male perché in quel piccolo villaggio che è Quirra "sembrava la neve" ciò che è stato veleno.

Con un'ondata di poesia e genio questo regista argentino racconta la storia del più grande Poligono di Europa, il quale ha sì arricchito la terra coi giochi di guerra, ma forse a un prezzo troppo alto. A deciderlo sarà un processo - reale - in corso con otto imputati, mentre un velo di nebbia e omissioni continua a caratterizzare l'intera vicenda. E che Brie ha raccontato scegliendo come titolo dell'opera "L'Avvoltoio", testo e indagine di Anna Rita Signore. La quale con con le ali minacciose di questo animale annuncia tutto ciò che non si può dire. Perché sì, la verità fa male, e spesso è sconveniente darle voce.

E allora si torna indietro fino agli anni '50, quanto un gruppo di attori si raduna per preparare uno spettacolo teatrale. Ma qui accade qualcosa di strano: la vita dei personaggi e degli attori si mescola così tanto da perdersi al confine della finzione. Un metateatro che va a ricordare quanto l'arte della recitazione non sia solo un'occasione per dilettare, ma anche per fare le guerre contro giuste cause. Come si ritrovano a fare gli attori di questo dramma.

"'L'Avvoltoio' si serve degli attori e dei personaggi per dare fiato al dolore di padri e madri, figli, figlie, fratelli, sorelle e soldati testimoni e vittime tutti della stessa tragedia", racconta Anna Rita Signore. La quale ha deciso di scrivere questa storia "dopo essere inciampata per caso in 'Perdas de Fogu' di Massimo Carlotto. E sono rimasta incredula anche perché oltre il vostro mare nulla sapevamo di questa vicenda. Come nulla sapevo di ciò che sta capitando nella mia città, Lecce, nella quale c'è un Poligono sotto esame della Commissione parlamentare". L'urgenza allora è stata quella di raccontare una storia, una storia vera, che è quella di Quirra, ma anche del Triveneto, della Puglia, del Lazio, e della Toscana, su cui gravano misteri e forti sospetti di contaminazione di uranio impoverito. "L'argomento era così delicato da rendere necessaria una ricerca durata mesi e che ho basato sull'inchiesta del Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi che ringrazio per avermi dato la possibilità di vedere di persona cosa è accaduto".

Ma cosa mai può dare il teatro a un tema così duro e spietato? "Proprio Fiordalisi mi disse che la società civile deve fare la sua parte attraverso l'arte, perché con l'arte si toccano le corde più profonde dell'animo e si comunica intensamente il messaggio", dice Signore.

Non resta che aggiungere a questo coraggio - che è anche quello del direttore del teatro Massimo Mancini che ha organizzato un'intera rassegna dedicata al tema - la poesia del regista Brie, dopo i cui spettacoli ci si alza a malincuore dalla poltroncina, tanto sono evocative le immagini che sa costruire nel suo teatro. Oggi alle 21 gli spettatori andranno via con una storia, un pezzo di realtà, la commozione di chi il dramma lo vive in prima persona. Con il privilegio della bellezza dell'arte. Insomma, un miracolo.

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