Incel, “manosfera” e pillola rossa: di cosa parla Adolescence, la serie fenomeno sulla mascolinità tossica
Al primo posto su Netflix, è un teen crime straziante. Che tutti, però, dovrebbero vederePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un adolescente che viene arrestato alle prime luci dall’alba, mentre è ancora nel suo letto, da una squadra di polizia armata fino ai denti come se avesse a che fare con il più mostruoso dei serial killer. Inizia così Adolescence, miniserie britannica in 4 parti, al primo posto su Netflix, che in Italia ha superato anche Il Gattopardo con Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli e Deva Cassel e ha accumulato in generale oltre 24,3 milioni di visualizzazioni.
Per il Guardian «la cosa più vicina alla perfezione televisiva degli ultimi decenni» ma a colpire è anzitutto la scelta stilistica: ogni episodio è realizzato in una sola ripresa, un lungo piano sequenza senza neanche un taglio fantasma, con gli attori che recitano ininterrottamente per un’ora – e a ogni errore si ripartiva da capo – mentre intorno a loro la produzione si muove con una studiata coreografia. Una tecnica che aumenta il senso di oppressione e angoscia in chi guarda, anche il tema già basta e avanza.
Al centro della serie c’è il dramma di una famiglia e di una comunità: il 13enne Jamie Miller, un ragazzino come tanti, cresciuto in una famiglia come tante, è accusato di aver ucciso una compagna di scuola, Katie. Per la sorella Lisa (Amelie Pease) e i genitori Eddie (Stephen Graham, autore della serie con Jack Thorne e produttore con Brad Pitt) e Amanda (Christine Tremarco), inizia un calvario fino alla sentenza.
Nel corso delle indagini si apre agli adulti un mondo completamente ignoto: scopriamo un universo fatto di messaggi su Instagram, faccine e commenti che sono un modo della cultura maschilista per comunicare su quello che hanno il diritto di aspettarsi e di pretendere dalle ragazze. Al centro la “subcultura Incel” con quella teoria 80/20, secondo cui l'80% delle donne è attratto solo dal 20% degli uomini belli e dotati mentre gli altri restano involuntary celibacy. Una subcultura, appunto, che però prolifera online alimentando violenza e misoginia verso le donne, dipinte in modo spietato: in senso più ampio si parla di “manosphere”, siti, blog e forum che coltivano una certa idea di mascolinità e e di opposizione al femminismo inteso in modo completamente distorto, ossia come un movimento che genera odio verso gli uomini.
Chi accetta queste idee, nel gergo della “manosfera”, prende la “pillola rossa”: come nel film Matrix accetta di vedere la “verità”, la loro.
Adolescence sorprende nella trama, sceglie di non giustificare mai Jamie con oscuri segreti di famiglia, esperienze violente o contesti problematici. Jamie non soffre di una malattia ma è figlio di quella cultura incel e misogina. E forse la forza universale di Adolescence è proprio lì: cosa stiamo facendo per evitare che i ragazzi cadano nella piaga della violenza e dei femminicidi?