L’epica visione di Denis Villeneuve che ha riportato in vita il classico della narrazione fantascientifica ”Dune”, è pronta ora a conquistare il parco titoli televisivo con “Dune Prophecy”. Ispirata al primo libro della trilogia di Frank Herbert, la miniserie spin-off realizzata da HBO Max riprende l’estetica e lo stile dei recenti adattamenti cinematografici, concentrandosi su un’epoca antecedente per approfondire nel dettaglio la nascita delle cosiddette “confraternite”. Instaurando un collegamento diretto con “Dune: Messiah”, terzo capitolo della trilogia sul grande schermo atteso per la fine del 2026, lo show anticiperà di 10.000 anni le imprese compiute da Paul Atreides sul pianeta delle sabbie, narrando la storia di due sorelle Harkonnen che, nel tentativo di salvare le sorti dell’umanità, daranno vita al gruppo delle sacerdotesse note come Bene Gesserit. Inizialmente concepita per includere un coinvolgimento diretto di Villeneuve, “Dune Prophecy” ha cambiato direzione in corso d’opera affidandosi alla guida della showrunner Alison Schapker; esperta nel panorama dei prodotti seriali dopo il lavoro compiuto in “Lost”, “Fringe” e “Westworld”.

Alla regia ha partecipato anche Anna Foerster, ricordata per il suo contributo nella serie “Criminal Minds”. Vantando come punta di diamante la straordinaria Emily Watson, il cast include fra i tanti nomi importanti Olivia Williams, Travis Fimmel, Mark Strong, Jessica Barden, Shirley Henderson e Josh Heuston. Un ruolo attivo nella promozione della serie lo ha avuto proprio la Watson, attrice di rodata fama ricordata per la prolifica attività al cinema e sul palcoscenico. Rivolgendosi a Total Film, la star ha voluto distinguere il tono dello show da esempi più “infantili” come quello di “Star Wars”, sostenendo che le conseguenze morali assumeranno in questa sede un peso ben più rilevante. Nello specifico, ha dichiarato: “(Dune Prophecy) È costruito attorno all'ordine Bene Gesserit. Questa è la sorellanza. È uno degli ingredienti centrali della serie, e tutti gli universi che controllano e il loro potere... è piuttosto affascinante. È stato molto emozionante entrare in quel mondo con la sicurezza di avere le capacità necessarie per far sembrare tutto reale. È una tavolozza molto interessante perché non è infantile... non è come Star Wars. Ha una complessità morale, il che è interessante”.

Pur ritenendo la saga di George Lucas meno profonda su certi aspetti, la Watson ha ugualmente pensato d’ispirarsi allo stesso mondo; in particolare, ha lavorato sul personaggio di Obi-Wan Kenobi interpretato da Alec Guinness per prepararsi al ruolo. In un’intervista rilasciata a Variety, ha rivelato a tal proposito: “Ha fatto sembrare quei dialoghi come se fossero scritti da Shakespeare e, avendolo fatto, gli ha permesso di avere questa presenza attenuata, tranquilla, autoritaria. Quello è il modo in cui ho trovato il mio approccio a questo ruolo perché, se non ti avvicini alle battute con una certa meticolosità, possono essere davvero sfuggenti”. Quanto all’importanza che ricoprono i personaggi femminili, “Dune Prophecy” ha trovato spazio di confronto col peso massimo “Il Trono di Spade. Rivolgendosi a ComicBook, la Watson e la co-protagonista Olivia Williams hanno colto varie somiglianze tra i due prodotti, sostenendo nello specifico che la serie di Dune permetterà, differentemente dalla saga ambientata a Westeros, di vivere un’esperienza inedita affrontata dal punto di vista di due donne: “Credo che la differenza sia che le protagoniste principali sono donne. Ovviamente copre l'intero spettro, ci sono molte altre persone, ma poiché è incentrato su questa sorellanza, penso che questo lo renda unico e interessante e non sto in alcun modo sostenendo queste donne come una sorta di icone femministe, perché non lo sono. Però non c'è ad esempio il topos della donna in cucina”.

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