La notizia della morte di David Lynch è di quelle che ha spiazzato tutti, dai cinefili incalliti ai consumatori occasionali.

Dopo aver annunciato lo scorso anno la diagnosi di un enfisema per le complicazioni legate all’abuso di sigarette, il maestro ci saluta all’età di 78 anni lasciando un’impronta indelebile fra le personalità più influenti e visionarie che hanno solcato il mondo della settima arte.

Entrando di pieno petto nell’immaginario comune, Lynch viene ricordato per capolavori come “The Elephant Man”, “Mulholland Drive”, “Strade Perdute”; senza poi dimenticare il suo contributo alla televisione con l’iconica serie anni novanta “Twin Peaks”.

Con un annuncio sui social, la famiglia ha reso nota la sua scomparsa rilasciando il seguente messaggio: “È con grande tristezza che noi, la sua famiglia, annunciamo la morte dell'uomo e dell'artista David Lynch. Chiediamo rispetto per la nostra privacy in questo momento difficile. Il vuoto lasciato da David è immenso, ma come diceva sempre lui: tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco. È una giornata di sole, con il cielo azzurro che accompagna il suo cammino”.

Poco dopo sono giunti ulteriori chiarimenti da parte di Deadline, secondo cui il regista sarebbe stato costretto a lasciare la sua casa sul Sunset Boulevard, a Los Angeles, a seguito degli incendi; il che avrebbe aggravato ulteriormente le già precarie condizioni di salute.

Fin dal suo esordio negli anni 70 col tenebroso “Eraserhead”, Lynch ha maturato uno stile a cavallo tra l’arte visuale e lo studio dell’inconscio; accogliendo suggestioni tratte dalla sfera dell’irrazionale, dal sogno e dall’occulto. Il suo linguaggio profondamente caratterizzante lo ha visto distinguersi dalla concorrenza portandolo a ricevere ben quattro nomination agli Oscar: dalla miglior regia e miglior sceneggiatura per “The Elephant Man”, alle candidature per il già citato “Mullholland Drive” e “Velluto blu”; e non meno rilevanti la statuetta alla carriera conferita nel 2020 e la Palma d’Oro a Cannes per “Cuore Selvaggio”.

Come nel cinema, Lynch ha dato prova del suo genio rivoluzionario anche sul piccolo schermo: il lancio della serie “Twin Peaks” nell’89 segna l’inizio di un cambiamento radicale per l’intrattenimento televisivo. Alle atmosfere soap s’intrecciano per la prima volta l’horror, il thriller e il poliziesco, dando vita a un prodotto ancora oggi inimitabile e preso come punto di riferimento per le nuove produzioni. Con l’uscita nel 2017 della terza stagione, a distanza di venticinque anni dal finale della seconda, “Twin Peaks” ha potuto godere del tanto atteso epilogo, che viene anche ricordato come l’ultimo lavoro del maestro in qualità di director.

Fra i nomi di spicco che hanno commemorato la sua figura e il suo lascito inestimabile, si menzionano anche le star dello show; come l’attore protagonista Kyle MacLachlan, noto per il ruolo dell’agente FBI Dale Cooper. Con un post su Instagram pieno di commozione, ha dichiarato: “Quarantadue anni fa, per ragioni che vanno oltre la mia comprensione, David Lynch mi tirò fuori dall'oscurità per recitare nel suo primo e ultimo film ad alto budget. Ha visto chiaramente qualcosa in me che nemmeno io sapevo di avere. Devo tutta la mia carriera, e in realtà la vita, alla sua visione. Quello che ho visto in lui era un uomo enigmatico e intuitivo con un oceano creativo che esplodeva dentro di lui. Era in contatto con qualcosa a cui il resto di noi vorrebbe poter arrivare”. E sul forte legame coltivato negli anni, ha aggiunto: “La nostra amicizia è sbocciata con Velluto Blu e poi Twin Peaks e ho sempre trovato in lui la persona più autenticamente viva che avessi mai incontrato. David era in sintonia con l'universo e con la sua immaginazione a un livello che sembrava essere la migliore versione umana. […] Mi mancherà più di quanto i limiti della mia lingua possano dire e il mio cuore possa sopportare. Il mio mondo è molto più pieno perché l'ho conosciuto e molto più vuoto ora che se n'è andato. David, mi hai cambiato per sempre, per sempre rimarrò il tuo Kale. Grazie di tutto”.

Tra i director che più hanno dimostrato stima e attenzione nei suoi riguardi, non poteva certo mancare un commento da parte di Steven Spielberg: “Ho amato i film di David. Velluto Blu, Mulholland Drive e The Elephant Man lo hanno definito come un sognatore singolare, un visionario che ha creato opere che sembravano essere fatte a mano. Ho conosciuto David quando ha interpretato John Ford in The Fabelmans. Vedere uno dei miei eroi, David Lynch, interpretare uno dei miei eroi è stato surreale, come una scena di uno dei suoi film. Il mondo sentirà la mancanza di una voce così originale e unica. I suoi film hanno già superato la prova del tempo e continueranno a farlo”.

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