Ricordiamo bene quanto ci lasciò colpiti sette anni fa il ritiro di Daniel Day-Lewis dalla scena cinematografica. La star britannica ad oggi riconosciuta come uno dei più grandi attori viventi, meritevole di ben tre premi Oscar al miglior protagonista e partecipe in lunga serie di capolavori consegnati di diritto alla storia del media, ha salutato i suoi fan dopo l’ultima collaborazione con Paul Thomas Anderson nel film “Il filo nascosto”, anticipata poco prima dal comunicato ufficiale del giugno 2017 che decretava la fine della sua carriera.

All’uscita del titolo, Day-Lewis espose in maniera chiara per la rivista W le motivazioni dietro al suo ritiro: «Prima di girare "Il filo nascosto”, non sapevo che avrei smesso di recitare. So che è strano annunciarlo pubblicamente, ma volevo mettere un punto fermo. Non volevo essere risucchiato in un altro progetto. Per tutta la vita ho parlato di come avrei dovuto smettere di recitare, non so perché questa volta fosse diverso, ma l'impulso di smettere ha messo radici in me. Era qualcosa che dovevo fare».

Ulteriori considerazioni su questa scelta radicale trovano riscontro nelle parole di Jim Sheridan, il cineasta irlandese che ha diretto in più occasioni Day-Lewis in titoli come “Il mio piede sinistro” e “Nel nome del padre”. Rivolgendosi lo scorso marzo ai microfoni di ScreenDaily, ha affermato: «Dice che ha chiuso. Continuo a parlare con lui. Mi piacerebbe fare di nuovo qualcosa con lui. È come tutti gli altri. Apre gli streamer e ci sono settemila scelte, nessuna buona. I film si sono spostati dal dominio pubblico a quello privato, se hai un telecomando puoi fermarlo. Non è la stessa esperienza. Sarebbe bello vedere Daniel tornare a fare qualcosa perché è così bravo».

In effetti, se ripercorriamo per un momento la biografia della star, non si tratta del primo allontanamento dalla sua professione. Oltre al ritiro dal mondo del teatro nell’89, Day-Lewis decise per la prima volta di abbandonare il cinema nel 97, dopo aver girato il film di successo “The Boxer”. Da qui, la storia diventa mito: l’attore parte in Toscana e si dedica al mestiere del calzolaio. Mantenendo il più assoluto riserbo sulla sua situazione privata, per riportarlo sul set è stato necessario l’intervento di Martin Scorsese, determinato ad assumerlo per il ruolo di Bill il macellaio in “Gangs of New York”. Dopo un lasso di tempo considerevole, scopriamo con sorpresa che il divo è tornato ad aggirarsi negli studios cinematografici.

Le prime foto rubate dal set anticipano l’uscita del suo prossimo film intitolato “Anemone”, un progetto scritto a quattro mani col figlio ventiseienne Ronan, affermato artista figurativo pronto a debuttare nella settima arte con la sua prima regia. Il titolo tratterà le intricate relazioni familiari, come anticipato dalle fonti di Entertainment Weekly: «Esplorerà le intricate relazioni tra padri, figli e fratelli e le dinamiche dei legami familiari».

Al duo si unirà un cast di affermati interpreti fra cui Sean Bean, Samantha Morton, Samuel Bottomley e Safia Oakley-Green. Su questa inedita partnership è intervenuto anche il presidente di Focus Features Peter Kujawski, dichiarando con soddisfazione: «Non potremmo essere più entusiasti di collaborare con un brillante artista visivo come Ronan Day-Lewis in quello che è il suo primo lungometraggio realizzato insieme a Daniel Day-Lewis come suo collaboratore creativo. Hanno scritto una sceneggiatura davvero eccezionale e non vediamo l'ora di mostrare al pubblico la loro visione condivisa al pubblico insieme al team di Plan B».

Una notizia che, oltre ad un ritorno sperato come pochi, preannuncia un inizio di carriera con ottime previsioni per il futuro. Vedremo se il promettente duo saprà soddisfare le aspettative che, inevitabilmente, assumono già un peso non trascurabile.

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