La passione per l’arte e il talento forse sono “di casa”. Quel che è certo è che Augusto Mola, ceramista cagliaritano di terza generazione, del suo lavoro ha fatto una vera ragione vita. La stessa che lo ha spinto, dopo 20 anni nel mondo della ristorazione, a riprendere in mano gli strumenti del mestiere – abbandonati da ragazzo – e ricominciare una nuova avventura, all’insegna della creatività.

«Mio nonno Alessandro lasciò la Sardegna ai tempi della guerra e ha girato l’Italia. A Firenze ha collaborato con la famosa fabbrica di ceramiche di Palladino, dove ha imparato il mestiere, poi è tornato nell’Isola, dove ha messo a frutto quanto imparato», racconta Augusto. Il padre Stelio non ha cambiato strada, proseguendo sul sentiero tracciato dal padre. «Gli stili, le forme, inevitabilmente sono cambiati. C’è stato un continuo rinnovarsi, pur rimanendo fedeli alla tradizione. 

Fedeltà che rimane viva ancora oggi, con la firma di famiglia che sigla le nuove creazioni di Augusto. «Ho gestito due attività per oltre 20 anni, poi la svolta con il richiamo della ceramica. Ho ripreso in mano tutto, ho ricominciato», spiega l’artigiano. Il lavoro «andava bene, non avevo un motivo per chiudere. Ma eccomi qui». Con il suo “ritorno sulle scene” sono arrivate alcune delle sue opere più famose: l’alma mater, l’altalena, le sospese. 

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