Il nome di Bill Lawrence non dovrebbe suonare estraneo alle orecchie dei più insaziabili appassionati di serie televisive. Giusto di recente è disponibile su Apple + la sua ultima serie “Shrinking”, che ha molti e favorevoli punti in comune con quella precedente “Ted Lasso”, anch’essa disponibile sulla piattaforma. Ma più di tutte il suo genio comico e creativo è legato all’intramontabile serie dei primi anni 2000 “Scrubs: medici ai primi ferri”, un classico televisivo disponibile di recente anche su Disney +, irrinunciabile per coloro che malauguratamente se lo fossero perso. 

Ciò che in assoluto contraddistingue il gusto espressivo di Lawrence è la sua innata capacità di mescolare la verve comica al dramma, che pur contemplando situazioni ai limiti del demenziale non scade mai nello spicciolo o nell’irriverente ed emerge ancor più forte in tutta la sua carica emotiva, regalando istanti di sincero trasporto e commozione.

Se dovessimo usare un’espressione che più di tutte ci aiuterebbe a definire - seppur a grandi linee - il suo stile, sarebbe quella del “comfort show”, cioè quel tipo d’intrattenimento che andiamo ricercando nei momenti di malinconia e di sconforto, certi che saprà tirarci su almeno un po’.

Diamo uno sguardo più da vicino ai titoli sopra menzionati: “Scrubs” è stata la prima comedy ambientata in un ospedale, con un gruppo di specializzandi a fare da protagonisti; da non confondere con serial altrettanto noti ma più inclini al medical drama come E.R., “Grey’s Anatomy” o “Dr. House”.

Citando la sigla di apertura, con la sua celebre espressione “I’m no Superman”, la serie fa cogliere da subito uno spirito differente dal solito, dove ci si interroga e a volte si scherza sulla vita e sulla morte, ma sempre nel mezzo di un fragile equilibrio che è quello delle responsabilità cui i futuri medici dovranno in ciascuna situazione tenere conto. Ne scaturisce una commistione unica di elementi vincenti, sempre arricchiti da quella straordinaria leggerezza che i personaggi riescono a trasmettere in ogni singolo episodio.

Il meraviglioso trio di J.D, Turk e Elliot brilla per situazioni al limite tra le lacrime e le risate, così l’infermiera Carla, il primario Kelso, il Dr Cox, l’inserviente e moltissimi altri. Si respira ad ogni puntata la volontà di crescere, nel proprio lavoro e come esseri umani, cui si oppongono sentimenti di fredda lucidità e cinismo, anch’essi altrettanto umani, ugualmente comprensibili se visti come un meccanismo di difesa nei confronti di un mestiere che, insieme all’opportunità che offre di salvare vite, costringe a costanti e insostenibili perdite. 

Creata insieme a Jason Sudeikis - che è anche il protagonista - la serie “Ted Lasso” ci fa conoscere un allenatore di football chiamato in terra britannica per tentare di rimettere in piedi una squadra. Ma scopriamo presto che tali premesse son solo frutto di una bieca strategia di Rebecca, la nuova responsabile, intenta ad dare il colpo di grazia al collettivo calcistico per far dispetto all’ex marito. Eppure, l’innato ottimismo di Ted conquisterà tutti: sempre armato del suo sorriso, anche fra i più sprezzanti, riuscirà man mano a infondere in ciascuno una rinnovata speranza, dalla stessa Rebecca ai veterani Roy Kent e Jamie Tartt. Perché in fondo, molto spesso, basta soltanto crederci. E la sua straordinaria forza, nascosta maldestramente dietro i baffi contro tendenza, lascerà ancora più sorpresi dopo aver scoperto il dolore che esso porta con se. Un modo per permettere a Lawrence di trattare, dopo la salute fisica con Scrubs, gli aspetti più delicati della psiche. 

La recentissima “Shrinking” vanta invece la collaborazione di Jason Segel e Brett Goldstein. Già dal titolo torna nuovamente in discussione il tema della salute mentale posto stavolta in primo piano, in un labirinto dentro e fuori di noi che possiamo cogliere nelle sue innumerevoli vie già a partire dalla sigla. Il protagonista, il dottor Jimmy Laird, è uno psicoterapeuta che, dopo molti anni, non riesce ancora ad affrontare il lutto della moglie. Per questa ragione subirà anche l’abbandono della figlia Alice, e il necessario conforto dei suoi colleghi Gaby e Paul. È un’ulteriore prova di come Lawrence sappia in un modo assolutamente speciale trovare una sintesi tra commedia e dramma che funzioni senza straboccare, regalandoci personaggi indimenticabili da cui sarà difficile separarsi arrivati all’ultima puntata. Allo stesso modo risulta geniale la terapia d’urto che Jimmy propone ai suoi pazienti, la stessa che ha bisogno per se stesso unita a tutto l’affetto possibile di chi gli sta vicino per continuare a resistere. 

Giovanni Scanu

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