Anthony Hopkins appartiene a quella fortunata cerchia di persone che, quando tutto il mondo festeggia per l'arrivo del nuovo anno, celebrano il proprio compleanno. E per lui oggi la ricorrenza è davvero speciale: il celebre attore spegne infatti 80 candeline.

"Quando ho compiuto 70 anni ho detto che stavo vivendo un giorno come un altro – spiega in un'intervista al Corriere - e che ero spesso felice. Ripeto le stesse parole dieci anni dopo pensando a un mio film e al suo titolo: 'The Remains of the day' (Quel che resta del giorno)".

Sir Anthony Hopkins, nato il 31 dicembre 1937, è californiano d’adozione: a 62 anni è infatti diventato cittadino americano, pur rimanendo tuttavia fedele al "suo" Galles e al titolo di Cavaliere della Regina Elisabetta, conferitogli nel 1993.

Il grande attore, passato alla storia per aver interpretato, fra gli altri ruoli, quello di Hannibal Lecter nel "Silenzio degli innocenti", con cui vincerà il premio Oscar nel 1992, è figlio di panettieri, ha vissuto gli stenti della guerra e della crisi mineraria, è figlio unico ed è stato un bambino scontroso, dislessico e solitario, marcato dalla figura imponente del nonno.

Da ragazzo, dopo un periodo di due anni trascorso nell'esercito come fuciliere, si butta a capofitto a Londra nella gavetta teatrale, fino all'approdo alle audizioni della Royal Academy e poi al National Theatre, dove nel 1965 è Laurence Olivier in persona ad approvarne l'ingaggio.

Un riconoscimento che Hopkins ricambierà molti anni dopo con uno splendido omaggio, e cioè reintegrando la voce dello scomparso Olivier nella versione senza tagli di censura dello "Spartacus": un doppiaggio così ben eseguito da rendere impossibile una distinzione tra le singole scene.

Il gran teatro londinese diviene poi per lui una seconda casa, con un repertorio vastissimo che va da Shakespeare a Osborne, e affianca a questa attività alcune importanti apparizioni sul grande schermo.

Nel 1968 è Re Riccardo nel film "Leone d'inverno" di Laurence Harvey, pellicola dal successo planetario: nasceranno da lì molte importanti occasioni, che lo preparano al grande salto verso Broadway, nel 1974, da cui prende forma la sua grande passione per le interpretazioni dei grandi personaggi del passato: Winston Churchill, Danton, Lloyd George.

Del 1980 è il fortunato incontro con David Lynch e il dottor Treves di "The Elephant Man": una svolta nella carriera che trasforma in cittadino di Hollywood, non senza rinunciare alla notorietà in patria. Appartengono a questi anni "Bounty" (1984) e "84 Charing Cross" (1985), "L'irlandese" (1988) e "Ore disperate" (1990). In quello stesso anno incrocia il personaggio di Hannibal Lecter nel "Silenzio degli innocenti" di Jonathan Demme, una maschera di crudeltà, violenza e seduzione che non lo lascerà più e che lo consacra, con l'Oscar, nell'olimpo dei grandissimi.

Per altre due volte sfiora l'ambita statuetta hollywoodiana: con un indimenticabile Richard Nixon nel film omonimo di Oliver Stone e poi con "Amistad" di Steven Spielberg. Celebri anche le sue interpretazioni in "Quel che resta del giorno", "La maschera di Zorro" di Martin Campbell o i due sequel di Hannibal firmati da Ridley Scott e Brett Ratner.

La nostalgia dei classici lo riporterà, proprio nel 2017, a girare l'ancora inedito "King Lear" diretto da Richard Eyre per la tv, in cui apparirà a fianco dell'amica di vecchia data Emma Thompson.

Una passione per la recitazione che, a dispetto dell’età, non è ancora sopita, e che come dichiarato al Corriere lo spinge a voler firmare il contratto per impersonare Benedetto XVI in "The Pope", film Netflix diretto da Fernando Meireilles con il racconto delle dimissioni di Joseph Ratzinger e l’elezione di Bergoglio, che sarà interpretato da Jonathan Pryce.

(Unioneonline/v.l.)
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