Sono passati dieci anni da quando Lou Reed, il cantore della New York sudicia e arty, moriva, all'età di 71 anni.

Con i Velvet Underground, la fondamentale collaborazione di John Cale e i suoi dischi solisti ha lasciato un marchio nero indelebile sulla musica rock allargando la sua influenza anche all'arte, alla poesia, al cinema.

La sua carriera “ufficiale” iniziò nel 1964 con un gruppo - The Primitives - ed un singolo, The Ostrich/Sneaky Pete. Cambiato nome in The Velvet Underground nel 1965, la band fu presto adocchiata da Andy Warhol, che ne divenne il manager. Li inserì nel suo show The Exploding Plastic Inevitable: fu la nascita di una leggenda che ha cambiato direzione alla storia del rock. Il primo album, con la celebre banana warholiana in copertina su sfondo bianco (addirittura “sbucciabile” nelle prime copie), vedeva la “chanteuse” Nico (imposta da Warhol) alla voce in cinque pezzi.

È stato il disco che ha portato il gruppo nell'Olimpo dei classici. Canzoni come Sunday morning, Femme fatale, Waiting for the man, All tomorrow parties, sono state mandate a memoria da generazioni di musicisti.

Nel 1970 Reed lasciò il gruppo, l'anno dopo firmò un contratto con la Rca e ripartì da solo. Nel 1972 finalmente il successo con l'album Transformer (coprodotto da David Bowie) e il singolo Walk on the wild side. Negli anni Settanta altri dischi, l'eroina sempre in vena, mentre Reed divenne un mito vivente riconosciuto anche dai punk. Lui però non è stato mai accomodante, scontroso e acido nelle interviste, una caratteristica che lo ha accompagnato per tutta la vita.

Dagli anni '70 Reed lottava contro l’epatite C, contratta iniettandosi eroina con una siringa infetta, e negli anni 2000 si ammalò di cirrosi epatica, diabete e infine di tumore al fegato. A causa dell'insufficienza epatica, nel maggio 2013 si sottopose ad un trapianto di fegato. Verso ottobre fu nuovamente ricoverato in una clinica a Cleveland in Ohio per complicazioni post trapianto e riaggravamento dell'epatite C e del tumore. Il 27 ottobre 2013 la notizia del decesso, diffusa per prima dalla rivista Rolling Stone.

Le sue ultime parole, così narra la leggenda, furono: «Domani sarò fumo».

(Unioneonline/D)

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