Compie sessant’anni Jennifer Beals, l'antidiva per eccellenza resa celebre dal successo mondiale di Flashdance. Proprio pochi mesi fa ha compiuto quarant’anni lo stesso film cult (oltre 200 milioni di dollari d'incasso nel mondo) riportato in sala per l'occasione dalla Warner Bros e scelto come pellicola d'apertura alla Mostra di Pesaro nel giugno scorso. 

Il regista Adrian Lyne la scovò quasi per caso: Beals aveva fatto solo la comparsa tre anni prima ne La mia guardia del corpo e al cinema non pensava proprio. Figlia di un commerciante afroamericano di Chicago e di un'istitutrice irlandese, studiava all'università di Yale quando fu chiamata a Hollywood per un provino che lei all'inizio prese per uno scherzo.

Sapeva ballare (ma nel film ha ben quattro controfigure), sapeva cantare (ma il tema del film di Giorgio Moroder è interpretato da Irene Cara), le piaceva recitare, ma dopo l'ultimo ciak tornò senza rimpianti all'università per laurearsi con lode tre anni dopo in letteratura americana.

Il regista ribelle Alexander Roxkwell la ha avuta come interprete di quasi tutti i suoi film anche dopo la fine del loro matrimonio durato 10 anni. Oggi è sposata invece con lo scenografo canadese Ken Dixon con cui ha avuto l'unica figlia nel 2005. 

Beals ha mantenuto nel tempo le distanze dalle lusinghe di Hollywood, privilegiando il cinema indipendente e poi la serialità televisiva. Costante il legame con l'Italia (è apparsa ne "La partita" di Carlo Vanzina ed è indimenticabile in "Caro diario" di Nanni Moretti) e la lunga amicizia con Massimo Troisi per cui organizzò una emozionante rassegna al MoMa di New York nel 1994. La stessa amicizia che per anni l'ha legata a Quentin Tarantino con cui da ragazza ha diviso casa, che la ringrazia nei titoli di coda di "Pulp Fiction" e ha recitato con lei in "Four Rooms" nell'episodio diretto da Alexander Rockwell (1995). Tra le sue migliori apparizioni sul grande schermo si possono citare "In the Soup" (1992), "Il diavolo in blu" di Carl Franklin (1995), "The last days of Disco" di Whit Stillman (1998), "La giuria" di Gary Fleder (2003), "Codice Genesi" dei fratelli Hughes (2010). È una star anticonvenzionale a partire dal 2004 con i 70 episodi di "The L World" in cui la sua Bette è una "femmina Alfa" del mondo omosessuale al femminile. Un successo tale che ha ripreso il ruolo nel 2019 con "The L Word: Generation Q" attualmente ancora in onda.

Tra le sue apparizioni più recenti la nuova serie di "Law and Order" e "The Book of Baba Fett", spin-off dei Mandalorian realizzati da Disney all'interno della saga di "Star Wars". In futuro potrebbe tornare nell'acciaieria di Pittsburgh se il progetto di un reboot di "Flashdance" - di cui si parla ormai da tempo - vedrà la luce: sarà una serie televisiva e per lei è già pronta una partecipazione straordinaria.

(Unioneonline/D)

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