Quando il parroco di San Ponziano ha scovato il suo certificato di battesimo nei registri ingialliti dal tempo, ha ceduto all'emozione. Un cerchio che si è chiuso. Un cerchio, a dire il vero, di oltre diecimila chilometri.

IL VIAGGIO - Da Carbonia all'Argentina e ritorno per riscoprire le proprie origini: "Per capire - ha confessato - dove tutto è nato".

Poi, dato che c'era, col marito ha pure fatto tappa dai parenti in Francia, in Piemonte e poi nel Lazio.

Un tour intercontinentale quello di Antonella Pascis, nata 63 anni fa nella città del carbone e costretta ad emigrare ancora in fasce al seguito dei genitori appena un anno dopo nel Paese sudamericano che accoglieva valanghe di immigrati italiani.

Alcuni giorni fa Antonella Pascis, classe 1954, assieme al marito Jorge Matesa, ha compiuto il percorso a ritroso per toccare con mano la terra che le ha dato le origini "di cui avevo tanto sentito parlare dai miei genitori e che ho ripreso a scoprire con i contatti Facebook con i parenti: ma constatare di persona, è tutta un'altra storia e non pensavo che Carbonia e il Sulcis fossero così belli".

A BUENOS AIRES - Figlia di Ercole Pascis ed Elsa Mucciga, arrivati nel 1955 alla periferia di Buenos Aires dove si sono ricongiunti con i fratelli di Elsa (Gino e Mario), Antonella è cresciuta argentina ma con nel cuore quell'isola lontana al centro del Mediterraneo di cui non le potevano restare i ricordi ma quanto meno il dialetto utilizzato spesso in casa dai genitori. Si è tolta anche questo sfizio: atterrata un mese fa in Francia (dove ha rivisto altri parenti) e dopo un breve soggiorno a Torino (da una sorella della mamma), la tappa più importante a Carbonia dove, nella chiesa di piazza Roma, don Amilcare Gambella ha pazientemente cercato e trovato il suo certificato di battesimo: "È stato il momento più bello del mio ritorno in Europa".

IL TOUR - Quindi, con la cugina Marinella Rosa, il tuffo (in tutti i sensi) nel Sulcis con il bagno nella spiaggia di Sottotorre di Calasetta, le visite a Porto Pino e Carloforte e la visita ai parenti del padre a Villaputzu. Ai cugini ha confessato che le è sembrato di "essere sempre vissuta in Sardegna pur senza esserci mai stata".

Potenza (in questo caso usata a fini nobili) dei social e di Fb in particolare: ha sostituito le lettere che gli italiani d'Argentina, quella landa quasi alla fine del mondo, spedivano a chi era rimasto nello Stivale.

Testimonianze di un'Italia, di una Sardegna (e Carbonia evidentemente non faceva eccezione) che a più ondate videro emigrare milioni di famiglie fra l'Amazzonia e la Terra del Fuoco: "Anche noi siamo stati figli dell'emigrazione, ma non potevamo scordare dove tutto ha avuto origine".

Andrea Scano

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